Le dieci giornate di Brescia furono un movimento di rivolta popolare della popolazione bresciana contro l’oppressione austriaca che ebbe luogo dal 23 marzo (il giorno della sconfitta piemontese a Novara) al 1º aprile 1849. La fierezza dimostrata dagli insorti nei combattimenti valse alla città di Brescia il titolo di “Leonessa d’Italia”.
Nelle dieci giornate di Brescia, tanto eroiche e gloriose, anche Gussago ebbe la sua parte. Già nel 1848, dal 18 al 22 marzo, Brescia era insorta contro gli Austriaci; Luigi Cazzago aveva introdotto, proprio alla vigilia, 50 fucili da Gussago (Odorici, voi. X, p. 292). Brescia aveva dapprima formato un Governo Provvisorio, ma poi, seguendo l’esempio di Milano, aveva deciso l’unione col Piemonte. Però il generale Radetskj, avuti rinforzi da Vienna, in luglio aveva sconfitto i Piemontesi a Custoza, e rioccupata la Lombardia.
Nel 1849 si era riaccesa la lotta fra Piemonte ed Austria, ma, dopo la sconfitta di Novara, Carlo Alberto, il 23 marzo, abdicava in favore di Vittorio Emanuele. Lo stesso 23 marzo, Brescia, ingannata da emissari di Mazzini che annunciavano vittorie, esacerbata dalle multe imposte dal generale Hajnau, insorse.
(Todesco, vol. III, p. 241).
Proprio alla vigilia, erano entrati in città, tutti armati di fucili, ottanta uomini di Gussago, comandati dall’ingeniere Paolo Moretti. Il corpo di guardia austriaco di porta S. Giovanni, udito il rullo del tamburo che accompagnava questi Gussaghesi, lasciò il posto e fuggì in Castello. A mezzanotte, come Hajnau aveva detto, si cominciò dal castello il bombardamento di Brescia che, svegliata così dal sonno, insorse…
(St. Bresc., vol. IV, p. 270).
Forse, senza l’intervento degli ottanta fucilieri gussaghesi, Brescia non avrebbe conosciuta la gloria delle Dieci Giornate e le distruzioni e stragi che le accompagnarono. Il primo aprile, il Boifava, che spiava dai Campiani sopra Cellatica, accortosi della resa, ritornò presso i suoi accampati al Santuario della Stella, tra Cellatica e Gussago, e, dato a tutti tre giorni di paga, sciolse la colonna e prese la via della Svizzera.
(St. Bresc., vol. IV, p. 313).
Al contrario, un umile frate, Padre Maurizio Malvestiti, saliva in Castello per tentare di ammansire Hajnau, onde risparmiare agli insorti, già tanto provati, nuove stragi e nuovi dolori. Salendo l’erta del Cidneo, il povero frate forse avrà pensato alle parole del Vangelo: “Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi!”.
Fra le tante vittime delle Dieci Giornate, ne vien ricordata espressamente una di Gussago. Nell’Enciclopedia Bresciana, edita da “Voce del Popolo “, vi si legge infatti a pagina 218: “Bonometti Giuseppe detto CIU’, da Gussago, partecipò alle X Giornate. Dopo aver combattuto a S. Barnaba, al sopraggiungere degli Austriaci, si rifugiò presso l’oste Inselvini suo compaesano. Scoperto dai soldati austriaci, fu da loro malmenato, trascinato in Castello e subito fucilato! “.
Fonte: Associazione Famiglie Gussaghesi
A cura di Achille Giovanni Piardi