Adriana Albertini: l’arte nel cuore contro la paura

Adriana Albertini

La pandemia ha portato a riscoprire valori apparentemente fuori moda a cui ancorarci per sopravvivere alla paura e all’inerzia in un’attesa senza fine. Come la famiglia, che sembrava un nostalgico legame da «Albero degli zoccoli», e come la consolazione dell’arte. Con gli spazi culturali chiusi, i social sono diventati la vetrina di musei e artisti, impegnati a ricordarci la dostoevskiana massima «la bellezza salverà il mondo». Durante questo tempo sospeso e nello spazio virtuale di Facebook, Adriana Albertini pubblica un nuovo progetto dedicato alla figlia Viola di 8 anni, a cui racconta come reagire alla paura e come scoprire la forza in un tempo cupo attraverso l’arte. Lo strumento di narrazione sono i suoi ex voto suscepto, cuori in ceramica incisi generalmente con motti latini, espressioni di una saggezza senza tempo: amor vincit omnia, per aspera ad astra, perché «solo nelle radici si trova la chiave per affrontare il presente e il futuro». Ma i cuori, ispirati alla grazia degli ex voto delle chiese barocche, sono solo un capitolo della sua produzione, che declina temi antitetici, espressione delle due anime dell’artista. Il primo è quello della leggerezza e della dimensione aerea dello spirito, rappresentato nelle farfalle Po-delirio, nelle libellule Libra o in Parole in petali: sculture ariose ispirate alla natura, smaltate di bianco, il non colore ma allo stesso tempo il colore dell’assoluto. Il secondo è quello della forza della materia, soggetta alla gravità, alla stratificazione del tempo e dello spazio, alla rugosità della superficie, all’imprevedibilità degli eventi. È il mondo di Grado 0/980, monoblocchi di terracotta esplosi con la sola forza della cottura, di Mulieres, vasi femminili a due elementi, di Nuvole, lastre componibili caratterizzate da colature di smalto, di Abstract Trees, totem composti da anelli sovrapposti che citano l’età dell’albero e che dalle radici ancorate a terra puntano al cielo, di Abstract City, composizioni di elementi che evocano l’architettura e la topografia in un continuo gioco di rimando al Costruttivismo russo e al Decostruttivismo di deriddiana memoria. Lo smalto verde è arricchito di ossido di rame che in forno altera il colore originario ed evoca il ritorno alla materia primitiva e grezza dell’origine del mondo.

Adriana Albertini ha 47 anni, vive e lavora a Gussago ed è forse più conosciuta altrove che nella sua città. «Basta corsi, fai le tue cose. Perché sei brava». Così più di 15 anni fa Livio Scarpella la esorta a smettere di imparare e ad iniziare a «fare». Lei, dopo la laurea in lingue, impara a manipolare l’argilla, in cerca di un canale fisico che dia forma al suo bisogno creativo. Quella con Silvia Zotta, ceramista argentina, è una sorta di «epifania»; l’argilla, la terra, di cui sono fatte le colline della Franciacorta dove vive, è parte del suo patrimonio culturale e diventa lo strumento per dare voce alle sue urgenze espressive. Prima che un’artista si sente un’artigiana che lavora con le mani. Dal 2006 a oggi Adriana ha fatto molta strada sperimentando forme e temi. E ora che la clausura è finita, accompagnata da «Free As a Bird» dei Beatles, ha ideato per la riapertura delle Regioni un ex voto speciale: Freedom. Il volo di una rondine nel cuore.
Elisabetta Ghidini

Fonte: Bresciaoggi

RESTA SEMPRE AGGIORNATO CON LE NOSTRE NOTIZIE!

- iscriviti al canale WhatsApp di Gussago News
- iscriviti alle Newsletter di Gussago News