Un albero nel “Giardino dei Giusti” di Padova in ricordo di Sergio Lana

A quasi vent’anni dall’eccidio in Bosnia dei tre volontari. Due furono i superstiti. Lana, Moreni e Puletti morirono sotto i colpi esplosi dai miliziani guidati dal feroce «Paraga».

Era il 29 maggio 1993 quando il convoglio di aiuti della Caritas Bresciana, in viaggio da Spalato a Zavidovici, fu intercettato da un gruppo di miliziani armati; a bordo si trovavano cinque volontari: Christian Penocchio, Agostino Zanotti, Sergio Lana, Fabio Moreni e Guido Puletti. Furono sequestrati e condotti tra i boschi delle alture bosniache: Penocchio e Zanotti riuscirono a salvarsi, mentre Lana, Moreni e Puletti morirono sotto i colpi di quella che fu a tutti gli effetti un’esecuzione sommaria.

Sergio Lana, nato nel 1972 a Rivarolo Mantovano, si era trasferito a Gussago e, dopo gli studi di perito elettronico, svolgeva servizio civile alla Caritas bresciana. Guido Puletti, classe 1953 e originario dell’Argentina, aveva invece trovato casa a Brescia dopo essere stato arrestato dalla dittatura argentina. Fabio Moreni era un volontario cremonese che da tempo operava con organizzazioni bresciane.

Dopo quasi vent’anni la memoria dei tre caduti è stata omaggiata nel Giardino dei Giusti di Noventa Padovana, dove a seguito di una cerimonia solenne è stata posta una stele e un gruppo di ragazzi delle scuole superiori ha piantato un albero in loro onore. La commemorazione s’inserisce nel progetto internazionale «Padova-Casa dei Giusti», avviato nel 2008: il Giardino è nato con l’intento di ricordare chi ha contrastato, in ogni parte del mondo, un genocidio in atto, arrivando a mettere a rischio la propria vita.

Un comitato scientifico, presieduto dal sindaco Flavio Zanonato, ha selezionato i nominativi dei potenziali «giusti». La definizione ben rappresenta l’impegno umanitario dei tre volontari scomparsi: Lana era un ragazzo di soli 20 anni quando prese la decisione di affrontare il suo quinto viaggio in Bosnia; viaggiava sullo stesso camion della Croce Rossa dell’ingegner Moreni, che – come lui – si trovava nei Balcani per fornire viveri e medicinali alle popolazioni che soffrivano ogni giorno le pene della guerra. Viaggiava con loro anche Guido Puletti, penna di Bresciaoggi degli anni ’80 ed in seguito di alcuni tra i più importanti periodici nazionali: da sempre alternava all’attività di giornalista progetti di solidarietà, fin dai tempi della sua prigionia in Argentina sotto la dittatura militare; Brescia gli ha dedicato una via nel 2005.

Nel Maggio 1993 la Bosnia era dilaniata dal conflitto civile: accanto alle milizie regolari si facevano strada, perpetrando violenze continue, i gruppi armati di mercenari. Hanefjia Prijc, detto «Paraga» era a capo di uno di questi quando dirottò il convoglio di volontari per derubarli dei propri averi: quello che poteva concludersi in un «normale» saccheggio si trasformò in un’autentica carneficina. Prijc subii tre processi: uno avanzato dal Tribunale di Brescia, uno dal Tribunale Internazionale dell’Aia e uno in Bosnia, dove fu condannato a quindici anni, pena massima per i criminali di guerra, nel 2001. Ne avrebbe scontati solo sette.

«Accolgo con immenso piacere l’iniziativa, perché alimenta con un gesto concreto il ricordo dei nostri amici – commenta Christian Penocchio, il fotografo che vagò per due giorni tra i cespugli prima di essere tratto in salvo dall’esercito regolare bosniaco -. Molto spesso, ancora oggi, veniamo chiamati eroi: in realtà eravamo persone come tante, accomunate dagli stessi principi». Penocchio, insieme all’altro sopravvissuto Agostino Zanotti e ai familiari delle vittime, ha partecipato alla cerimonia che si è svolta nella mattinata di Noventa Padovana.

Fonte: Bresciaoggi

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