Amianto in discarica, è scontro Movimento 5 Stelle-Comune

Municipio di Gussago

Opposizione all’attacco dell’Amministrazione: «Smaltito amianto senza seguire le procedure». L’assessore Coccoli: «Era stato abbandonato, spostato con urgenza ma regolarmente».

È scontro politico a Gussago tra il Movimento 5 Stelle e la Giunta del sindaco Bruno Marchina sulle modalità di recupero e di stoccaggio di 2.600 chili di vecchie lastre in cemento amianto. Il materiale era stato abbandonato da sconosciuti in alcune zone del paese e in particolare nel torrente «La Canale», all’altezza di via Carrebbio. Dopo alcune segnalazioni, il Comune aveva avviato la rimozione d’urgenza, portando le tettoie all’isola ecologica. Le operazioni, secondo il Movimento 5 Stelle, che ha segnalato l’episodio ai carabinieri del Noa e all’Arpa – i quali hanno avviato un’indagine -, non sarebbero però avvenute secondo le prescrizioni di sicurezza imposte dalla legge. Di diverso avviso l’assessore all’Ambiente, Giovanni Coccoli: «Le operazioni di prelievo dell’amianto sono state compiute a norma di legge. Non c’è nulla che dimostri il contrario. L’intervento è stato stabilito su iniziativa dell’Ufficio tecnico, e non dell’Amministrazione, per togliere, al più presto possibile, il materiale pericoloso. Non è stato seguito l’iter burocratico, ma il servizio ha agito in buona fede e con rapidità. È vero che poi è stata commessa una leggerezza nell’appoggiare l’amianto per terra e non sul cemento all’isola ecologica. Sul terreno di proprietà privata, accanto al corso d’acqua, sono ancora presenti frammenti di amianto, ma per procedere dobbiamo seguire l’iter burocratico e passerà ancora del tempo. Siamo in attesa che gli enti competenti ci dicano quale sia la procedura per bonificare la zona. Nel frattempo abbiamo delimitato l’area con un nastro bianco e rosso. Sono intervenuti l’Arpa e i carabinieri del Noe, ma non abbiamo saputo ancora nulla».

La scelta di intervenire con urgenza sarebbe stata attuata in quanto le lastre di amianto risultavano pericolosamente a stretto contatto con l’acqua del principale torrente del paese. «L’assessore Coccoli ci ha più volte garantito – prosegue Mara Rolfi del Movimento 5 Stelle – che gli operai comunali erano provvisti delle protezioni necessarie per la manipolazione e lo smaltimento dell’amianto, ma a noi risulta che quanto affermato non corrisponda al vero. Un testimone ha visto, passando da via Carrebbio un camion a sponde ribassate e un escavatore con il quale gli operatori caricavano le lastre di amianto, legate con una corda, senza essere dotati dell’opportuno equipaggiamento antinfortunistico specifico per il trattamento dell’amianto». Il materiale è stato poi trasportato all’isola ecologica di via Galvani, gestita dalla cooperativa privata Cauto. «Lì abbiamo trovato, oltre ai 2.000 kg di amianto prelevati dal torrente – spiega Mara Rolfi -, altri 600 chili che erano stati abbandonati a dicembre in via Industriale. Tutto questo materiale era appoggiato al suolo, sul terreno vivo, senza nessun tipo di trattamento a norma di legge e coperto da un telo di plastica».

Il partito di minoranza ha contattato dunque il Noe (Nucleo operativo ecologico dei carabinieri) e poi l’Arpa. Dopo un sopralluogo, ad opera di un tecnico, l’Arpa ha segnalato una «mancanza di evidenza amministrativa della corretta prassi adottata per la movimentazione». Il Comune si è rivolto, infine, alla Cauto per lo smaltimento definitivo, avvenuto dopo l’autorizzazione dell’Asl, dei 2.600 chili di materiale contenente amianto. Le indagini sono attualmente in corso.
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

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