Un percorso scandito da un lessico moderno e da gesti concreti che fa ritrovare la strada giusta agli adolescenti entrati nella spirale del disagio sociale. Uno strumento per riscattare piccoli reati come raid vandalici, bullismo esasperato e spaccio di droga. Il progetto era stato programmato da tempo, ma ha assunto un significato particolare alla luce delle microcriminalità giovanile sfociata per esempio nel rogo alla scuola di Cellatica. L’innovativo strumento di recupero di ragazzi difficili è stato promosso dall’assessorato alle Politiche sociali di Gussago in stretta collaborazione con il Servizio sociale per Minorenni di Brescia e il dipartimento di tutela minori dell’Azienda speciale consortile Ovest Solidale. Il percorso – che ha coinvolto sei adolescenti che avevano commesso un reato – si è ispirato al piano di azione Tra Zenit e Nadir con il supporto del Gruppo Sentieri di Gussago e la cooperativa Il Calabrone. I giovani hanno potuto saldare il conto con la giustizia impegnandosi in lavori socialmente utili, ma soprattutto hanno avuto l’opportunità di riflettere sui loro sbagli.
«Le pagine dei quotidiani spesso raccontano la cronaca di una sconfitta della società. Sì, proprio una sconfitta, perché quando si legge di reati commessi da ragazzi, che siano piccoli atti vandalici, storie di dipendenze o violenza, credo ci si debba interrogare su quale sia il disagio di questi giovani, cosa sbagliamo noi adulti e cosa possiamo fare per loro – osserva il sindaco Giovanni Coccoli -. È chiaro che un segnale forte va dato, ed è giusto che non passi il messaggio dell’impunibilità, ma oltre a questo è importante continuare a credere che i ragazzi da questa brutta lezione trovino la via del recupero e del riscatto».
«Purtroppo viviamo in un’epoca dove noi adulti spesso non siamo dei grandi esempi. Questi minori spesso hanno alle spalle situazioni che certamente non li aiutano a crescere – incalza l’assessore alle Politiche sociali Nicola Mazzini -. Ecco quindi che ora non abbiamo più tempo, dobbiamo intervenire aiutandoli, perché dal male nasca il bene. È importante proporre dei percorsi di riscatto che aiutino i ragazzi a crescere e a capire i loro errori. La speranza è che questi giovani, non solo abbiano capito la lezione, ma che possano essere di esempio e di aiuto ai loro coetanei a non cadere negli stessi errori».
«In questo percorso – osservano gli educatori di Gruppo Sentieri – i minori hanno avuto l’occasione di confrontarsi con il tema della giustizia e di svolgere un’attività a beneficio della comunità. Quando il Comune ci ha ingaggiato in questo progetto, ci siamo sentiti utili ed è stata un’esperienza molto gratificante per noi a livello associativo. L’uscita sui sentieri per apporre la nuova segnaletica realizzata insieme ai ragazzi ha rappresentato una bella occasione per condividere con loro i sentieri del paese di cui ci occupiamo come gruppo di volontari. Inoltre, è un lavoro che sarà molto utile nel tempo anche per gli escursionisti del futuro».
Cinzia Reboni
“Smaltita la rabbia ci siamo messi in gioco”
«Siamo un gruppo di 5 ragazzi e 1 ragazza, accomunati dall’amicizia, ma anche da scelte sbagliate che ci hanno portato ad affrontarne le conseguenze in tribunale», raccontano i minori coinvolti nel progetto di Gussago.«Dopo due anni dal nostro reato abbiamo intrapreso un percorso di riflessione su di noi e sulle conseguenze delle nostre scelte. All’inizio alcuni di noi erano tesi, un po’ preoccupati, altri non sapevano cosa aspettarsi. Non è stato facile, a distanza di tempo, ripercorrere quello che è stato, soprattutto quando ci si sente cambiati e diversi rispetto al passato». Non per tutti «crescere è stato facile – aggiungono -. Ripensando ad alcune scelte del passato non sempre c’era piena consapevolezza delle conseguenze».
I ragazzi spiegano: «Abbiamo riflettuto sul fatto che le nostre azioni, nel bene e nel male, hanno influito sulle nostre vite e su quelle degli altri. All’inizio c’era un po’ di rabbia e di svogliatezza, l’idea che fosse una punizione, ma accanto a queste sensazioni hanno preso sempre più il sopravvento la curiosità e la voglia di condividere con il gruppo un’esperienza positiva. Nel farlo abbiamo riscoperto il valore del fare le cose insieme, del collaborare con altre persone e anche l’utilizzo di alcuni strumenti che non avevamo mai utilizzato. Ci siamo impegnati, abbiamo messo in gioco la nostra creatività, la nostra praticità. Non è stato facile conciliare gli impegni scolastici e di lavoro con questa attività, ma abbiamo sempre provato a trovare una soluzione per portare a termine al meglio il percorso».
«Fa uno strano effetto vedere sul territorio in cui abitiamo qualcosa realizzato da noi, ed è stato significativo il fatto che, se inizialmente lo abbiamo fatto solo per rispondere alla legge, strada facendo ci siamo resi conto che stavamo facendo qualcosa di bello e utile per il luogo in cui abitiamo». Il gruppo di giovani si rivolge poi ai coetanei. «Non fate come noi. Ascoltate gli adulti magari loro ci sono già passati e possono aiutarvi ad evitare di fare errori. Tenete stretto ciò che imparate a scuola, sul lavoro, nelle relazioni. Seguite una passione, create un vostro obiettivo. Non fatevi influenzare dalle cose che vi fanno stare male e scegliete anche in base a ciò che è giusto per se stessi. Se state male trovate il modo per sfogarvi e affrontare in modo costruttivo i problemi. Non abbiate paura delle cadute: fanno conoscere meglio chi sei veramente».
C.Reb.
Fonte: Bresciaoggi