La farmacia comunale naviga verso il pareggio di bilancio, previsto per il 2017. Buone notizie, quindi. L’esercizio di via don Gnocchi 5, nella frazione di Ronco, è stato inaugurato ufficialmente il 7 giugno 2014; dopo un periodo di assestamento fisiologico, potrebbe chiudere il 2015 con una perdita di 9.100 euro e il 2016 con un saldo negativo di 3.000. Cifre di certo molto inferiori rispetto ai 33.740 del 2014; somma che tiene però conto dei costi necessari per l’inizio dell’attività. Gli orizzonti sembrano rosei per l’unica farmacia comunale presente sul territorio.
La parabola è in ascesa; il passivo si assottiglia e i dati lasciano intravedere, in proiezione, un utile a partire dal bilancio del 2017. Ne sono convinti il consiglio di amministrazione della farmacia, l’Amministrazione comunale e le opposizioni politiche: il piano di programma del bilancio pluriennale 2016-2017-2018 ed annuale 2016 dell’azienda speciale «Farmacia comunale di Gussago» è stato, infatti, approvato quasi all’unanimità, eccezion fatta per il voto di astensione di Mara Rolfi, del Movimento 5 Stelle. L’esercizio continuerà, per il triennio 2016/2018, i servizi già in atto, ovvero: misurazione della glicemia, colesterolemia e pressione arteriosa; servizi di autodiagnosi (come la ricerca delle intolleranze alimentari); prenotazioni di visite specialistiche e di esami di laboratorio; prenotazione a richiesta per visite con psicologo; servizi di assistenza domiciliare. In seguito al largo interesse dimostrato dalla cittadinanza, ha spiegato il cda, continueranno, inoltre gli incontri informativi con medici specialisti su importanti temi riguardanti la medicina omeopatica, nutrizionale e riabilitativa.
«Non sono previsti, per il triennio 2016/2018, significativi investimenti» ha dichiarato il presidente, Giulio Passi. «I dati – ha spiegato in Consiglio comunale l’assessore al Bilancio Roberto Pace – indicano che la farmacia sta andando verso il pareggio di bilancio per poi portarsi in attivo nei prossimi anni. I risultati si possono considerare buoni».
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia