Bomba carta contro il Gussago Calcio, la rivendicazione: “Odio Bg”

Bomba carta Gussago Calcio

Una fortissima esplosione. Il rumore fragoroso dei vetri che si infrangono a terra. La scritta «Odio Bergamo» come «firma»/«motivazione». Attimi di terrore ieri alle 21:20 al Centro sportivo Corcione di via Bevilacqua: qualcuno ha posizionato una bomba carta, almeno secondo le prime ricostruzioni, sul davanzale della sede del Gussago Calcio; prima di accendere l’ordigno, hanno marchiato con la scritta inneggiante all’odio nei confronti dei «cugini» bergamaschi le pareti della sede biancorossa.

Tutto accade in pochissimi secondi: la miccia viene accesa dai malviventi, la potente esplosione distrugge il davanzale della finestra, i serramenti vengono letteralmente scardinati, le vetrate finiscono sbriciolate. L’interno della sede della società sportiva viene messo a soqquadro: trofei, documenti e riconoscimenti finiscono a terra. Il boato viene avvertito in tutto il paese e porta in strada moltissime persone, allarmate da tale rumore. Un atto estremo, da ricondurre alla protesta contro il club biancorosso, sotto pesante accusa in queste ore da parte di «tifosi» del Gussago e del Brescia, che non hanno digerito l’accordo di collaborazione con l’Atalanta. L’intesa tra le società ha portato ad alcuni incontri e amichevoli tra le giovanili dei due club; incontri volti a proporre ai bambini e ai ragazzi che frequentano la Scuola calcio gussaghese, oltre ai tecnici, un percorso di formazione e aggregazione e di preparazione tecnica.

Come è avvenuto domenica scorsa: una delegazione del club gussaghese raggiunge Zingonia dove sono in programma una serie di amichevoli; al termine, l’Atalanta regala alcuni biglietti per la partita con il Genoa alla rappresentanza gussaghese, che assiste così al match allo stadio, concludendo una giornata, a detta degli adulti e dei bambini franciacortini, entusiasmante. Potrebbe essere questo il casus belli ad aver innescato la bomba carta. La sede, fortunatamente, ieri sera era chiusa; le luci spente; l’incontro tra i consiglieri del club si era concluso un’ora prima dello scoppio. Nella stanza adiacente, invece, era in pieno svolgimento la riunione del Comitato Brescia Tamburello. «È stato un botto mostruoso, mi sono catapultata fuori – racconta una donna presente – sono riuscita a vedere un’auto in fuga». Sul posto i Carabinieri e la Sezione investigazioni scientifiche di Brescia; l’episodio è inoltre stato segnalato alla Digos. Per ora i carabinieri mantengono il più stretto riserbo sulle indagini in corso e sulle ipotesi circa la matrice dell’intimidazione. Ad andare in frantumi non solo vetri e serramenti, ma gli ideali dello sport e di chi vorrebbe viverlo dalla prospettiva corretta.
Federico Bernardelli Curuz

“Volevamo soltanto il bene dei ragazzi”

«Vorrei smorzare i toni e placare gli animi. La collaborazione con i bergamaschi, in campo calcistico è un progetto che, se va bene, andrà avanti, ma senza nessuna affiliazione. Non ci siamo venduti a nessuno. Continueremo a indossare la maglia bianco-rossa. Non siamo diventati atalantini», dice il presidente del Gussago Calcio, Roberto Perotta, profondamente turbato dal putiferio creatosi alla notizia dell’accordo con l’Atalanta. Queste le reazioni, raccolte nel pomeriggio di ieri, prima dello scoppio dell’ordigno nella sede biancorossa. L’episodio ha chiaramente scosso profondamente il direttivo del Gussago, che si trova nell’occhio di un ciclone che strappa e distrugge, ma che non ha proprio nessun motivo di esistere: «Siamo incredibilmente rammaricati – fanno sapere esponenti del club calcistico biancorosso, interpellati pochi minuti dopo lo scoppio della bomba carta -. Noi siamo una società che opera sul territorio da anni, per il bene dei ragazzi e dello sport… ma tutto ciò non ce lo saremmo mai aspettati».

I messaggi offensivi su Facebook rivolti al club avevano turbato gli animi dei dirigenti, ma si pensava tutto dovesse limitarsi a qualche insulto o poco più. «Qualche scherzo poteva starci – proseguono i membri del direttivo – ma non una cosa così. E per fortuna non si è fatto male nessuno. Certo che, nello spirito, i danni sono molto più profondi. Noi non abbiamo fatto nulla di male, anzi, volevamo fare qualcosa di bello».

Fonte: Giornale di Brescia

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