Anche la Corte d’assise d’appello di Brescia, dopo una camera di consiglio durata un paio di ore, ha assolto Fredi Frrokaj (albanese 43enne di casa a Flero), Olsi Mitraj (albanese di 42 anni di Gussago) e il 55enne bresciano (di Mazzano) Alberto Zanini dall’accusa di avere organizzato i sequestri di Sergio Zanotti e Alessandro Sandrini i due bresciani rapiti tra la Turchia e la Siria nel 2016 e liberati nella primavera del 2019. Due sequestri che sarebbero inizialmente nati con l’intenzione di mettere a segno una truffa e che invece si sarebbero poi trasformati in veri rapimenti quando i due bresciani erano passati nelle mani di gruppi jihadisti.
La Corte ha confermato la sentenza di assoluzione dal reato di sequestro di persona con finalità di terrorismo emessa al termine del processo di primo grado celebrato con il rito abbreviato. La procura generale aveva invece chiesto la condanna a 17 anni e 4 mesi di reclusione per Frrokaj e a 11 anni, un mese e dieci giorni per Mitraj e Zanini. Sessanta i giorni che la Corte si è presa per il deposito delle motivazioni.
Secondo gli inquirenti, Frrokaj avrebbe «partecipato» ai sequestri di entrambi i bresciani, Zanini e Mitraj solo a quello di Sandrini. «Quando mi è stato proposto di mettere in scena un finto sequestro di persona in cambio di denaro mi è sembrata una follia, poi però ho pensato che poteva essere una soluzione per allontanarmi dai problemi, legati all’abuso di alcol e stupefacenti, che in quel momento avevo. Mi avevano detto che lo Stato avrebbe pagato il riscatto, quel denaro però, quando sono stato liberato, non l’ho visto come non ho più avuto contatti con chi nel settembre 2019 mi ha fatto la proposta»», aveva raccontato Sandrini quando lo scorso luglio era stato sentito in aula nel corso del processo a carico dell’unico imputato, l’egiziano Ibrahim Ashem Mohamed Hashad, che ha scelto il dibattimento. «Sono arrivato ad Adana, in Turchia, il 3 ottobre 2016, il viaggio mi era stato pagato e così anche il soggiorno in albergo – ha raccontato -. Il giorno dopo ho incontrato la persona che doveva portarmi nel luogo dove avrei dovuto rimanere prigioniero, una casa ad Antiochia. All’alba del giorno dopo sono stato spostato in Siria. Lì ero detenuto in una cella 3×3 e controllato da jihadisti armati.
L’assoluzione anche in secondo grado ha, ovviamente, soddisfatto i legali dei tre imputati. «È l’esito corretto – commentano dopo la sentenza gli avvocati Valeriano Coltro, Mariagrazia Lanzanova, Valeria Cominotti e Daniele Tropea – Anche la Corte d’assise d’appello ha compreso l’assenza di seri elementi».
Paolo Cittadini
Fonte: Bresciaoggi