Carlo Bonometti “Gestire l’emergenza ha rafforzato il Richiedei sotto ogni punto di vista”

Archiviata la fase di emergenza della pandemia, per la Fondazione Richiedei è tempo di bilanci. La struttura è stata uno degli snodi cruciali della fitta rete di assistenza intessuta sul territorio per fare allentare la morsa dei pazienti colpiti da Coronavirus che stava stritolando il Civile di Brescia ed il Mellini di Chiari. Dal 10 marzo la fondazione ha messo a disposizione 39 posti letto per pazienti usciti dalla fase acuta del Covid 19 a Gussago e 64 a Palazzolo. Gli spazi sono stati recuperati trasferendo l’area di degenza del Servizio territoriale di assistenza residenziale. In due mesi il Richiedei si è presa cura di 127 persone dimesse dai reparti di rianimazione. A Palazzolo sono stati accompagnati verso la completa guarigione 141 pazienti. Insomma, la Fondazione Richiedei ha accolto in poco più di 70 giorni 268 pazienti sub-acuti, ma ancora pesantemente segnati dalla malattia.

«Questa esperienza è stata per noi importantissima – riconosce Carlo Bonometti, presidente della Fondazione Richiedei -. In pochi giorni siamo riusciti ad adeguare la nostra capacità operativa a favore degli ammalati Covid-19, e questa disponibilità ha avuto un’evidente ricaduta: nei giorni più bui della pandemia non ci sono mai stati posti vuoti in rianimazione, quindi per uno che usciva accolto da noi, c’era già chi doveva entrare. Il personale medico, infermieristico e “ausiliario” sia di Gussago che di Palazzolo si è completamente dedicato a questa attività, e il lavoro di squadra ha sostenuto gli operatori nell’affrontare turni di lavoro molto più lunghi dell’ordinario. Il personale ha dato prova di generosità, volontà e competenza, perché se è vero che accoglievamo i malati dimessi, è altrettanto vero che ci sono stati momenti in cui questi pazienti hanno necessitato di un’assistenza molto qualificata dal punto di vista clinico». Bonometti osserva: «A Gussago, dove abbiamo anche l’Rsa, abbiamo fatto in modo che il reparto Covid risultasse strutturalmente staccato dagli altri reparti, ma poi il virus è entrato ovunque. Quando è successo, abbiamo messo in atto tutti i protocolli richiesti e rispettato tutte le normative relative all’isolamento – conclude Bonometti -, ma quando abbiamo potuto fare i tamponi ai degenti abbiamo scoperto che molti erano positivi asintomatici e quindi non erano rientrati nei processi di profilassi».
Mario Leombruno

Fonte: Bresciaoggi

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