Con queste parole del nostro titolo Teresa Angeli (classe 1927) inizia e titola il suo lavoro sul Castello di Gussago. Vediamo, appunto, cosa ci racconta la maestra Teresa; noi ci limitiamo a trascrivere le sue parole, certosinamente manoscritte.
“Dal latino, Rocca = Fortezza costruita su luogo dirupato, scosceso, di difficile accesso; rupe, roccia – fortezza fabbricata su monte scosceso. Doveva essere sopra elevata per godere di una vista panoramica ampia per scorgere l’arrivo di un nemico. Aveva le torri di vedetta, le guardie, le bandiere, i cani, i cavalli. Non sono rimaste neanche le pietre della costruzione, sicuramente utilizzate altrove. La rocca restava più alta delle attuali vasche dell’acquedotto, e a livello della (oggi) cascina “La Rocca” che c’è ancora.
Il Castello fu costruito circa nel 950, comunicava con il Dosso a est dove si faceva il cambio dei cavalli che provenivano da Brescia passando dal castello di Casaglio e proseguendo lungo la Via Solda fatta dai soldati romani. Dalla località Manica giungevano al Dosso. Dal Castello di Gussago si passava a quello dei Codenotti di Ronco percorrendo l’Antica Strada Romana, da Via Cava. Costruito (come detto) nel 950 su un precedente statio di epoca romana durante le invasioni ungare. Esisteva ancora all’inizio del 1800, in grave degrado e fu venduto alla famiglia Chinelli di Piedeldosso”.
Il Rev. don Giovanni Fogazzi (1911-1989) – Parroco dei santi Zenone ed Eurosia in Ronco di Gussago, quand’era ancora Vicario Cooperatore in S. Maria Assunta di Gussago e Direttore dell’Oratorio femminile, nel suo lavoro sulla storia di Gussago – “Una strada” (pagine 11-13) parlando di questi Castelli, menzionati dalla maestra Angeli, così si esprime: <<Anche oggi si constata che ovunque arriva una strada, là arriva la vita. Vi si stabiliscono abitazioni per ristoro e per il commercio con i viandanti, e poi case per coltivatori della terra ove il terreno si presta. Questo avvenne anche nel territorio di Gussago, nell’epoca preromana, molto più vasto dell’attuale perché comprendente anche i territori di Cellatica e di Rodengo Saiano. Andrea Lorenzoni, nella sua monografia “Da Tellegatae a Beneventum”, a p. 21, cap. II, dice che le strade che vanno da Brescia a Bergamo serpeggiando ai piedi delle colline ove il terreno offriva meno ostacoli al tracciato e minori pericoli di distruzione, sono pre romane; anzi quel tronco che va da Ponte Crotte a Camignone, arteria principalissima fra quante facevano capo a Brescia, venne chiamata dal Gnaga: “Arteria preistorica”. (Gnaga: Topografia romana di Brescia. 1934). I Romani infatti adottavano, appena era possibile, i grandi rettilinei, mentre nelle zone collinose preferivano gli svolgimenti stradali a mezza costa, impostando la piattaforma stradale, ove era necessario, su muri di sostegno e difendendola a monte con muratura di controriva drenata. Di questa strada preromana il Lorenzoni, a pag. 51, ce ne indica il percorso preciso: Brescia – Ponte Crotte (i reperti archeologici ci attestano l’antichità di questo ponte) – Torricella – Fantasina – Caporalino – Gussago – Ronco – Rodengo – Saiano – Bettole di Camignone. Qui biforcava: un ramo per Iseo, ed il principale, attraversando Palazzolo sull’Oglio, arrivava a Bergamo, una delle città celtiche più antiche.
I Cenomani, di cui abbiamo già fatto cenno sopra, adottarono questa carrareccia dei Liguri e la perfezionarono sopraelevando la piattaforma stradale con terrapieni nei luoghi più bassi. Esempio chiarissimo rimane quello che dalla Fantasina porta a Gussago per il Caporalino, e quello di Bornato per superare il Longherone. (Lorenzoni, p. 23). A protezione della strada si costruivano castelli. Ora molti sono ricordati ancor’oggi dalla toponomastica locale: Torricella – Fantasina, castello di Casaglio, castello della Rocca di Gussago, castello di Ronco, Rocca di Rodengo, ecc. E testimonia questo percorso il cippo militare di Rodengo che è stato citato dal Momsem nella sua opera storica, e che ora si trova murato nella canonica di Rodengo. (Lorenzoni, p. 68).
E’ molto probabile che, data l’importanza militare di questa strada Brescia-Bergamo, fin dai tempi di Giulio Cesare (tra il 60 e il 44 a.C.), questi popoli amici la migliorassero con rifacimenti, allargamenti, ponti, ecc. Da notarsi che solo sull’arteria Brescia-Bergamo e Brescia-Verona, sono stati trovati cippi militari romani, e mai sulle altre strade della provincia di Brescia. Segno evidente della sua importanza politico-militare ed economica. E’ certo che dal 250 d.C. al 380 la strada Bergamo-Brescia ebbe molte cure, con vasta opera di manutenzione e riattamento, secondo quanto attestano le iscrizioni delle colonne militari rinvenute lungo il suo percorso. (Lorenzoni, p. 24).
Nel sec. V, il sistema stradale, da tempo trascurato in conseguenza del declino dell’impero romano, si può dire frantumato. Sorgono in quest’epoca le ville romane, che poi si trasformeranno in Corti dando origine all’economia chiusa senza mercato, e quindi senza bisogno di strade. A conferma della vita, in questo remoto periodo, che la strada ci fa intravedere, stanno:
- Le numerose tombe di epoca romana e preromana che sono state rinvenute un po’ dovunque nel territorio gussaghese, ma specialmente numerose nella località detta Manica, venute alla luce nello scasso del terreno per piantarvi filari di viti. Ebbi anch’io occasione di vederne di persona una dozzina, che per povertà di materiali e per la disposizione dell’una fianco a fianco delle altre, ne facevano arguire l’appartenenza a servi della gleba. Altre tombe più notevoli i contadini testimoniavano di aver rinvenute nei pressi.
- In Storia Bresciana, vol. I, p. 389, si afferma che alcuni oggetti provenienti da tombe e conservati nei Musei Cristiano e Romano in Brescia, provengono da Gussago.
- A Ronco di Gussago, presso la Canonica, si conservano due grossi capitelli romani che certamente ornavano l’ingresso di una grande villa romana.
- Nel Museo di Arte Romana in Brescia, si conserva una lapide con una epigrafe latina, in cui è citato espressamente Ronco…
Non è certo molto, ma bastevole però per testimoniarci che c’era vita. Quale? Possiamo con certezza affermare che era una vita, fin da quei tempi remotissimi, ben organizzata. Infatti, secondo mons. Guerrini e secondo quanto afferma Lorenzoni a pag. 97: “E’ accettato dai più qualificati studiosi che la Pieve è sorta dal pagus romano e da esso ne ha tratto la giurisdizione territoriale e la forma amministrativa; a sua volta il Pago romano era sorto sopra una precedente organizzazione che i Romani accettarono senza riserve e che la Chiesa mantenne”. Con la Pieve si ha perciò la continuità di una antichissima organizzazione preromana. (A cura di Don Giovanni Fogazzi) >>. (“Una strada” alle pagine 11-13 della Storia di Gussago di Don Fogazzi).
La dottoressa Alessia Mometti in “IL CASTELLO di GUSSAGO” – (Un altro maniero sotto i riflettori), cosi inizia il suo impegno sulla nostra Rocca gussaghese: <<Di questo fortilizio non rimane nulla, se non alcuni ruderi in Via della Rocca, comunque scarsamente visibili, in quanto rimangono all’interno di una proprietà privata. A pubblicare il lavoro della Mometti è il giornale-rivista FRANZACURTA di alcuni anni fa. Lavoro, come abbiamo visto, sapientemente non sfuggito a Teresa Angeli al punto che riesce a farne tesoro per se e per i gussaghesi in uno dei suoi “Grandi quaderni” manoscritti ed in parte dotati di pazienti quanto importanti collages di stampa. Qui, in queste pagine della Angeli li abbiamo rintracciati ed Angelo Cartella, appassionato ed attento fotografo, ha compreso immediatamente l’importanza di questi scritti e lavori al punto di fotografarne ogni pagina ed in molti casi ogni nota di stampa o fotografia che compongono le pagine dei libroni o grandi quaderni, definiamoli pure scolastici, della nostra gussaghese maestra Teresa.
Al fine di spiegare ai gussaghesi l’origine antica dello stemma comunale, posto a datare dal maggio 1993 anche sull’ingresso della navata della chiesa di S.Maria Assunta, in prossimità della botola lucernario della cripta sotterranea dei Richiedei, si è prodigata non solo di fotografarne il risultato marmoreo policromo posto in detto loco (di nuova fattura) ma, è andata a fotografare l’architrave del marmoreo portale d’ingresso della Pieve S. Maria in Piedeldosso, il quale presenta nella parte di sinistra lo stemma gussaghese, od almeno – e ciò è quanto più ci interessa – la sagoma del Castello della Rocca di Gussago. Teresa Angeli invia Angelo Cartella a fotografare anche le zone circostanti il Castello della Rocca riuscendo a scrivere in forma didascalica per ciascuna veduta immortalata le seguenti note: Foto n. 1 – La Rocca attuale (di cui gussagonews con lo scatto attento di Angelo cartella ne propone la visione); Foto n. 1/A – La fonte di Cascina Rocca; foto n. 2 – Posizione dell’ex avamposto della Rocca del preesistente Castello a protezione della Rocca; da questa posizione si dominano la città di Brescia e la pianura; foto n. 3 – Resto delle vecchie mura; … ed alla fine annota: “Foto di Angelo Cartella”.
Di questo nostro scomparso Castello, dicevamo, ne parla diffusamente la studiosa Mometti in un suo fertile lavoro, corredandolo pure di una lunga serie di note bibliografiche. Vediamo, pertanto, cosa ancora apprendere del nostro territorio gussaghese, mai sufficientemente studiato.
Il nome di Gussago compare nei diplomi imperiali dei secoli X-XI in relazione ai beni del monastero di Santa Giulia e della Badia di Leno (P. Guerrini in “Brixia Sacra”, 1911, pgg 134-135 e Storia di Brescia, I, 1963, pg. 868- n.3), come già individuato dagli storici ottocenteschi. Si trova notizia di proprietà di S. Giulia in Gussago in un atto notarile del 12 novembre 960 (La badessa Ada concede un livello ai fratelli Gisimberto e Giovanni, figli di Amperto di Gussago…). La prima indicazione dei possedimenti del monastero benedettino leonense in Franciacorta si trova in un diploma di Berengario II e Adalberto del 958, dove si elencano i beni in Gussago e in località Sale e Villa, in territorio gussaghese. (Schiapparelli. Roma, 1924, Fonti per la storia d’Italia, 38, pg. 319. n.10 e C. Violante in Storia di Brescia I, 1963, pg. 1024). (…).Recentemente è stata segnalata chiaramente la presenza a Gussago di un castello situato nelle vicinanze delle Pieve, in una posizione strategica adatta per il controllo del territorio circostante compresa la città, di cui non si conosce l’epoca esatta di costruzione. (E’ stato ipotizzato che la costruzione sia avvenuta durante le invasioni ungare, attorno al 950, su una precedente”stallo” di epoca romana. Notizie su questo fortilizio sono state messe in luce dal recente studio sul territorio gussaghese effettuato dalla signora Mariella Annibale Marchina). Il fortilizio fu rafforzato nel 1311 durante le lotte tra le fazioni dei guelfi e ghibellini. Fu comunque sempre di proprietà comunale, come è emerso da documento del 1765 (Mariella Annibale M., 2002, n.96). Il Comune si occupò del mantenimento della rocca, i cui restauri venivano finanziati con i ricavati delle foglie di gelso che si trovavano in questo luogo. L’area in cui doveva erigersi il castello, ancora esistente all’inizio dell’Ottocento ma ormai completamente in degrado, fu venduta alla famiglia Chinelli, che iniziò nel secolo XX l’opera di smantellamento per trasformarlo in cave di pietra. (M. Annibale Marchina, 2002: “Ora la zona della rocca è una cascina dei Foresti). Di questo fortilizio non rimane nulla, se non alcuni ruderi in Via della Rocca (alla Fossa di Navezze). [Mariella Annibale Marchina, 2002, opera citata]. Per quanto concerne gli avvenimenti storici che coinvolsero Gussago è da ricordare che nel 1311, durante l’assedio di Brescia da parte di Enrico VII, esplosero le rivalità tra guelfi e ghibellini: in tale circostanza si segnalano opere di rafforzamento delle fortificazioni esistenti, tra le quali vengono menzionate quelle di Gussago.
Dopo due anni di lotte, il 28 ottobre 1313, Guelfi e Ghibellini si riunirono nelle pieve di Santa Maria di Gussago (Piedeldosso), arbitro il vescovo Federico Maggi, per un solenne giuramento di pace che non fu, tuttavia, molto duraturo; infatti le lotte ripresero poco dopo. Oltre al fortilizio Castello della Rocca, l’abitato gussaghese venne munito di altri edifici fortificati, soprattutto torri di difesa e di avvistamento costruite nelle varie frazioni del Comune. (Mariella annibale Marchina, 2002. La Storia di Gussago – Le sue frazioni. Associazione Famiglie Gussaghesi . Collana dei Ricordi. Bs, 2002). In particolare a Casaglio, con una torre ancora abbastanza visibile oltre al “Castello di Casaglio”. (Pubblicazione di Mariella Annibale Marchina, 2002 pagine 101-102). Un altro nucleo abitato antico si trova nella frazione Ronco, posta tra Gussago e Rodengo, anche qui fu costruito un fortilizio (forse la Casa Codenotti, secondo Don Fogazzi, aggiunge la maestra Teresa Angeli).
[La dottoressa Alessia Mometti in “IL CASTELLO di GUSSAGO” – (Un altro maniero sotto i riflettori), Ediz. La Franzacurta menziona molti altri autori che si sono occupati della Storia di Gussago tra cui: P. Guerrini “ Brixia Sacra”, anno 1911 – La Pieve e i Prevosti di Gussago; Rinetta Faroni. Gussago I Borghi ritrovati, 1996; Comune di Gussago; gli autori, diversi, dell’opera La Storia di Brescia, 1963; A. Archetti. Brescia,1996; Atti della IV Biennale di Franciacorta].
Ed ora la parola ad Angelo Cartella il quale, rivolgendosi a Piardi, scrive: “Achille, ti mando la foto dei resti della Rocca – Cascina Rocca. Ti dovrebbe ricordare qualcosa di importante nella storia dello stemma di Gussago, sul portale della pieve scolpito in alto a sinistra vi è lo stemma del nostro gonfalone del Comune, a me pare che ci riporti indietro nella storia. Pare di capire che la Rocca fosse protetta da questa struttura a forma di castello e, difatti, qualche anno fa sono salito sulla collina in quel sito ed ho fotografato i resti che qui a Gussago chiamavano castello; fu per una rivista bresciana e, anche la Angeli ne parla dell’origine nei suoi “libroni” di cui, sai, ho fotografato ogni pagina. Se si passasse alla pubblicazione della foto del portale, chiuso da un portone ammalorato, della cascina Rocca con almeno un cenno della storia sarebbe interessante. Che ti pare?”.] .
Ora sono io, carissimo Angelo, a chiederti: “Che ti sembra? Sono riuscito a soddisfare la tua attesa?
A cura di Achille Giovanni Piardi
Fotografie di Angelo Cartella