Il progressivo decadimento dei monasteri diede spazio alle famiglie della città o delle località vicine, potenti per meriti militari o politici, che subentrarono ai monasteri nelle proprietà; il fenomeno dell’acquisizione delle terre da parte dei ceti privilegiati si sarebbe definitivamente consolidato tra Quattrocento e Cinquecento, determinando la fisionomia dell’economia rurale, lo spostamento dei rapporti di proprietà e quindi di potere e il progressivo impoverimento delle comunità costrette a cedere i propri beni per far fronte a debiti o tasse.
Le vicende delle borgate di Gussago continuarono ad intrecciarsi inevitabilmente con quelle di Brescia; così Gussago, di simpatie guelfe, fu coinvolto nelle lotte tra le famiglie guelfe e ghibelline, rinforzò il suo castello – rocca sopra Piedeldosso per contrastare l’imperatore Enrico VII e vide la firma della pace tra le due fazioni nel 1313 nella Pieve, alla presenza del Vescovo Federico Maggi (ma a Ronco c’erano famiglie ghibelline vicine ai Visconti).
Gussago visse i contrasti tra Milanesi e Veneziani fino alla congiura del 1426 organizzata dai nobili locali, che favorì il passaggio di Brescia con il suo territorio alla Repubblica di San Marco.
La vendetta arrivò per mano del Piccinino, che portò tra il 1438 ed il 1439 danni e morte nella zona. Gussago fu confermato centro amministrativo di un territorio comprendente altri comuni, molti dei quali oggi frazioni,(Ronco, Ome, Cellatica, Castegnato, Rodengo, Provaglio, Valenzano, Saiano, Monticelli, Polaveno, Brione, Provezze) e per la sua fedeltà alla Serenissima beneficiò di molti privilegi fiscali da parte del nuovo governo. Nel 1512 anche la terra di Gussago fu danneggiata dalle scorrerie dei francesi di Gastone da Foix, responsabili del sacco di Brescia. Durante il periodo di relativa tranquillità militare sotto Venezia, Gussago continuò la sua vocazione agricola legata alla produzione di “vini e vernacce eccellentissimi” e ai boschi ricchi di legna e di castagni, accanto alla quale si andavano via via sviluppando attività di allevamento e quelle artigianali e commerciali.
L’importante produzione del salnitro per la polvere da sparo per la Serenissima diede qualche reddito a singoli proprietari ma non alla comunità. Non ci fu dunque mai un vero decollo economico e sociale, anche per la sonnacchiosa inerzia o immobilità del governo veneto; Gussago e i suoi borghi conobbero epidemie e carestie, violenze e usurpazioni, la povertà dei molti e la ricchezza nelle mani dei pochi di cui restano le antiche dimore: la casa della Begia già Raccagni Averoldi, il palazzo Averoldi, il castello e la casa della famiglia Sala o de Salis, il palazzo Caprioli. Altri casati importanti quelli dei Bona o de Bonis e di vari possidenti residenti in altre località: Rodenghi, Masperoni, Calini, Cazzago, Quistini.
La Pieve, chiesa matrice della altre chiese del territorio, era stata ricostruita nel corso del XV secolo con l’aspetto che ancora vediamo; ma le piccole comunità crescevano intorno ai loro edifici religiosi o a cappelle rurali: la parrocchiale di San Zenone a Ronco, curata dal XVI secolo di monaci di San Faustino, poi rifatta e ampliata nel 1800, e l’oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano; quella di San Lorenzo in Piazza, del secolo XV, sussidiaria della parrocchiale; Santo Stefano a Sale, di antica istituzione, ampliata e restaurata nel 1500 con contributo e iuspatronato della famiglia Leuco e poi dei Gorno, parrocchia; gli oratori di San Vincenzo a Navezze, di San Rocco in colle e di San Giuseppe in Casaglio, di S. Antonino a Villa; la parrocchiale di San Girolamo a Civine.
Nel 1479 i Domenicani si erano stabiliti nel convento della Santissima Trinità sul colle Barbisone dove già esisteva una chiesetta; nel secolo seguente sorse anche il Santuario della Madonna della Stella; sul colle Navazzone, sul pianoro con chiesetta intitolata a San Bernardo, nel 1639 i monaci di San Brunone diedero vita all’eremo di Camaldoli.
Fonte: www.comune.gussago.bs.it