Civine: una comunità che affonda le sue radici nel Medioevo

San Girolamo

La comunità di Civine vanta origini antichissime, risalenti a molto prima del XV secolo. Nata come piccolo nucleo di boscaioli, contava probabilmente non più di un centinaio di abitanti, suddivisi in circa venti famiglie. Nel corso dei secoli, la popolazione crebbe fino a raggiungere circa 500 anime, per poi ridursi drasticamente negli anni ’60 e ’70 del Novecento, durante il periodo di spopolamento della montagna e delle aree collinari. Nei primi anni Duemila gli abitanti si attestavano a 244.

La devozione a San Girolamo, figura centrale per Civine, si sviluppò nel territorio bresciano attorno alla metà del Quattrocento. Il culto del Santo, nato a Stridone in Dalmazia (342) e morto a Betlemme (420), si diffuse grazie a testimonianze artistiche e religiose come il convento di San Girolamo a Brescia (Canton d’Albera), gli affreschi di San Cristo sul Castello, San Filastrio a Tavernole in Valtrompia, Cedegolo in Valcamonica, e molte altre. A Civine, la venerazione per San Girolamo si inserisce in questo contesto storico: il Santo, traduttore della Bibbia in volgare (la celebre “Vulgata”) e fondatore del primo ospizio per pellegrini in Terra Santa, rappresentava una figura di riferimento culturale e spirituale.

Un momento fondamentale per la comunità fu il 5 settembre 1620, data in cui Civine ottenne l’elevazione della sua cappella a Parrocchia autonoma, separandosi dalla chiesa madre di Gussago. La decisione fu sancita da una sentenza vescovile a seguito della visita ispettiva del vicario generale del vescovo di Brescia, Gabriele Albrici. La richiesta era stata promossa già nel marzo dello stesso anno dai sindaci di Civine, Riviere, Piazzole, Coste e Pedemonte, raccogliendo un auspicio che risaliva alla visita pastorale del cardinale Carlo Borromeo nel 1580. Il primo parroco fu don Giacomo Chiodi, in carica dal 1620 al 1627.

L’attuale chiesa di San Girolamo, così come la vediamo oggi, venne ricostruita nel 1737, come ricorda un’iscrizione lapidea posta sul retro dell’abside. A curarne la realizzazione fu don Carlo Antonio Amadini. Un ulteriore ampliamento, con l’allungamento della navata verso il sagrato, fu realizzato su progetto dell’ingegner Carlo Melchiotti nel 1908, durante il lungo mandato di don Giacinto Bernardelli, che guidò la comunità per quasi cinquant’anni, dal 1894 al 1941.

Gli affreschi interni della chiesa, invece, risalgono agli anni Venti del Novecento e furono realizzati dai pittori Giuseppe e Vittorio Trainini. Di impronta didattico-catechistica, questi affreschi furono pensati per istruire i fedeli anche attraverso l’arte visiva.

Negli anni, molti parroci si sono succeduti alla guida della comunità: dopo don Giacinto Bernardelli, furono don Angelo Lussignoli (1941-1952), don Piero Chitò (1952-1977), don Luigi Iora ‘Vincenzo’ (1978-1998), don Roberto Sottini (1999-2002), don Angelo Gozio (2003-2021) e, dal giugno 2021, don Renato Musatti. A partire dal 1° febbraio 2025 l’amministrazione parrocchiale sarà affidata a don Giorgio Gitti, parroco di Sale di Gussago.

Civine conserva ancora viva la memoria dei suoi pastori, uomini di profonda fede e grande umanità come don Giacinto, ricordato affettuosamente come “Poer pretasì”, e suo fratello don Giuseppe Bernardelli, curato a Gussago e cappellano dell’Ospedale Richiedei.

In occasione dei 405 anni dalla fondazione della Parrocchia, che ricorreranno il 5 settembre 2025, l’invito alla comunità è di rinnovare la memoria di questo lungo cammino di fede e di storia, celebrando con solennità un legame che affonda le sue radici in oltre otto secoli di vita comunitaria.

Le ricerche e la ricostruzione storica si devono ad Achille Giovanni Piardi, archivista e compilatore ufficiale degli Atti della Parrocchia di Civine, avvalendosi anche del lavoro di Vittorio Nichilo (“Civine di Gussago – Tra storia e memoria”, Fondazione Civiltà Bresciana, Brescia, 2003). Parte del materiale proviene inoltre dal pieghevole parrocchiale pubblicato nel settembre 2010 e aggiornato nel maggio 2021.

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