Dai vini della Franciacorta al sake, dall’amato spiedo ai piatti della tradizione tipica giapponese. Ecco in poco tempo come sono cambiati usi e abitudini di Claudio Zola, indimenticato difensore con trascorsi tra Lumezzane e Montichiari trasformatosi oggi in uno dei più importanti tecnici di Milan Academy. Passato da Gussago al Sol Levante con la missione di divulgare il verbo del calcio occidentale in una terra caratterizzata da tradizioni e cultura diametralmente opposte. In un paese dalle nuove opportunità calcistiche che il Milan sta tenendo monitorato da diverso tempo. Da febbraio 2014 Zola è entrato a far parte della famiglia rossonera, su invito dell’amico Silvio Broli che lo ha trasformato in uno degli ambasciatori più prestigiosi del grande marchio rossonero nel mondo.
«La mia vita è cambiata nel giro di un attimo – spiega Zola -. E’ bastata una telefonata per farmi prendere questa decisione di mettermi in gioco e sposare questa nuova avventura con grande entusiasmo». Una scintilla che ha consentito a Claudio Zola di tornare a lavorare nel mondo del calcio, quello che tante soddisfazioni gli aveva dato da calciatore. «Il “mio” Giappone è un mondo completamente diverso rispetto a quello italiano – spiega Zola -. Non parlo solo del calcio, ancora molto lontano dai livelli standard europei. Mi sono abituato ad esempio a mangiare tante diverse pietanze divise in poche porzioni cercando di entrare nell’ottica della tradizione giapponese, o a bere il loro sake – sorride, Zola -, però lo spiedo, la nostra cucina e i nostri vini sono un’altra cosa. La lingua? Molto difficile. All’inizio mi aiutava un’interprete, poi col tempo e con un po’ di impegno sono riuscito a imparare le cose base. Fa tutto parte di un’esperienza che valeva la pena vivere perché ti permette di confrontarti con realtà e culture diverse».
Abitudini completamente rivoluzionate anche in ambito lavorativo: Claudio è passato dal ruolo di consulente finanziario a quello di allenatore a 360 gradi. «Al mattino vado in ufficio e preparo il piano di lavoro per gli allenatori, cercando di avvicinarli sempre un po’ di più al modello europeo – racconta -, mentre nel pomeriggio siamo pronti per accogliere i ragazzi all’interno della nostra scuola calcio». Nessuna selezione né lavoro di scouting da parte del club rossonero, che accoglie indistintamente i ragazzi compresi tra i 6 e il 14 anni nell’Academy facendoli lavorare e migliorare con allenamenti specifici. «I bambini e i ragazzi che si rivolgono a noi lo fanno pur essendo già tesserati per le squadre di scuole o quartieri limitrofi. Il nostro intento è quello di migliorarli. Il bilancio del mio primo anno in Giappone è decisamente positivo, considerando anche l’impegno e l’abnegazione dei ragazzi giapponesi: sono molto più predisposti degli italiani al sacrificio. E hanno una velocità di apprendimento impressionante: vogliono imparare alla perfezione perchè non sopportano di sbagliare».
E per migliorare ancora e vedere da vicino il nostro calcio, dalla scorsa settimana 13 ragazzi giapponesi (di età compresa tra gli 11 e i 13 anni) dei 120 iscritti alla Milan Academy di ISHIKAWA sono arrivati in Italia accompagnati da Zola: «E’ stata una settimana molto importante per loro – conclude Zola -: hanno avuto modo di seguire gli allenamenti, scoprire Milan Lab e vedere le partite di campionato della Primavera e Milan-Roma». Concludendo il proprio tour domenica 10 maggio 2015 con un test amichevole che li ha visti protagonisti al centro sportivo «Corcione» di Gussago contro una rappresentativa pari età biancorossa. Un’amichevole a casa-Zola per un esame sul «banco» del maestro.
Fonte articolo Bresciaoggi
Fotografie di Pintossi Giampietro (Pierino)