
Terza puntata del “viaggio” del Giornale di Brescia alla scoperta della microcriminilità nell’hinterland. Tra Gussago, Cellatica e Torricella si moltiplicano i furti nelle case e nei negozi. Territorio troppo vasto e indistinto. Presi di mira soprattutto i villaggi di periferia.
Camminiamo sul crinale di una lisca, da Roncadelle a Gussago a Cellatica, penetriamo a Brescia da via Torricella. Questione: sicurezza, microcriminalità, anche se il termine micro e macro non è corrispondente al pericolo e al danno dell’insidia. Sempre in due, per asseverare le testimonianze, unire voci, scrivere e fotografare. Con Marco, Pierre e Tobler, i nostri fotografi, quando usciamo dalla città, ci troviamo al centro «Brescia Duemila» a Roncadelle, il luogo del mercatino della quarta settimana, il luogo di cento botteghe, uffici, giochi, vita notturna. Il luogo della clinica Veterinaria del dott. Giugni, il quale ci insegna, di nuovo, che l’abito non fa il monaco. «Brescia Duemila» nasce una ventina di anni fa, con l’odore aspro di un incendio zoppicante e si fa una fama impropria. Invece, spiega il dott. Giugni, qui il giorno e la notte sono sicuri, furti e rapine niente: «Glielo dico io e i miei collaboratori che siamo qui 24 ore su 24, le cose sono tranquille».
Invece, nella Gussago dolce di colline e appesantita da troppe case, i villaggi infilzano i paesi, Gussago entra in Cellatica, senza distinzione e Cellatica a sua volta infilza Brescia nel quartiere Torricella. E il quartiere Torricella finisce per infilzare, alla lunga e alla corta, la statua di Garibaldi in città. Per ricertificare un tutto talmente accumulato e indistinto da poter essere assalito meglio anche per questa mancanza di distinzione, per una delega al riconoscimento spostata di volta in volta, di paese in paese e spesso consegnata a un furto e una rapina per neutralità ambientale e umana. Una terra di tutti e di nessuno, perde l’appartenenza, la responsabilità alla difesa. Terra vista e annusata dal malvivente. Fuori dal centro della chiesa, dalle contrade muragliate, Gussago somma negozi, botteghe, bar, condomini, villette con la confusione cara ai ladruncoli. Agli scassinatori del Pinguino Blu, centro-sud del paese. Il titolare Alessandro Treccani non dimentica: «Tre lunedì fa, circa alle 3 di notte, mazzate e via con le macchinette. Li ho visti alle telecamere: in 3, volto scoperto, mazze e cesoie. 10 giorni fa, hanno rubato ai miei vicini di casa, in via Matteotti». Un cliente interviene: «Un mese fa, alle 19, mia moglie e mia suocera, nel villaggio Stella, mentre guardavano la televisione, hanno sentito due colpi, finestra scardinata. Non sono riusciti a portare via niente». Due pensionati, Nazzareno Ferlinghetti e Giuseppe Peroni, concordano: «Si sente di furti un po’ dappertutto. A mio nipote, dice Ferlinghetti, hanno rubato dell’oro».
Camminiamo verso Cellatica e ci accorgiamo di entrarci per via del cartello stradale. Una signora, volontaria della Caritas, racconta che da un annetto va meglio, che la sua villetta è stata assalita 3 volte, che ha tentato di istruire e crescere con pazienza delle zingarelle: «Prendevano botte e pativano sofferenze». Pensava di averle liberate dalla schiavitù. Alla fine si sono sposate con altri zingari, rientrando all’accampamento. Riferisce di furti a Ronco di Gussago, poche settimane fa. «Mia sorella -aggiunge- è rimasta vedova. Ha paura. Corrisponde qualcosa a un ragazzo che aveva in affitto, dorme lì. Si sente tranquilla».
Avanziamo verso il curvone che immette alla vista di Brescia e telefonicamente ci istruiscono di nuovi movimenti furtaioli in Valsabbia. Smentiscono le buone notizie avute in precedenza. Melzani, titolare di un importante centro di ferramenta a Preseglie, qualche giorno fa ci aveva confortato: «Da noi le cose vanno abbastanza bene…». Non c’è stato il tempo di passare sabato e domenica e il primo maggio e zacchete le brutte novità: al centro Ferrutensili dei Melzani in queste ore si vendono catenacci e catene, lucchetti e inferriate. Lassù, a Bione, per la prima volta, sono apparsi i ferri alle finestre. È la risposta a un nuovo modo di vivere. Il paese, piccolo o grosso, non sente la stessa compattezza sicura di prima, meno anime, meno interesse all’altro, più ladri, più povertà. Attenzione: gli onesti poveri non rubano, a meno di essere negati nei diritti minimi e naturali.
Tonino Zana
Fonte: Giornale di Brescia