
Segnaliamo che venerdì 13 settembre 2013 alle ore 20:30, in occasione delle celebrazioni in onore del patrono della contrada di Piedeldosso, San Nicola da Tolentino, presso la Pieve di S. Maria vecchia, don Piervirgilio Begni Redona terrà una conferenza sul tema: “Perché la chiesa di S. Maria è chiamata Antica Pieve?“.
Il programma della ricorrenza prevede inoltre la celebrazione della Santa Messa sabato 14 alle ore 18:30, a cui seguirà un rinfresco, e domenica 15 alle ore 10:15, 11:15 e 18:30. Durante tutta la giornata di domenica la Pieve rimarrà aperta per le visite mentre sono sospese, nella Prepositurale “Santa Maria Assunta”, le messe di sabato alle ore 18:30 e di domenica alle ore 10:15, 11:15 e 18:30.
Nicola da Tolentino, al secolo Nicola di Compagnone (Sant’Angelo in Pontano, 1245 – Tolentino, 10 settembre 1305), fu un frate dell’Ordine di Sant’Agostino ed è venerato come santo dalla Chiesa cattolica che lo ha canonizzato nel 1446. Nacque nel 1245 a Sant’Angelo in Pontano (vicino Macerata). Diocesi di Fermo. I suoi genitori, i cui nomi potrebbero essere Compagnone de Guarutti e Amata de Guidiani, erano gente pia. La leggenda della sua vita rappresentata da un ignoto pittore giottesco detto Maestro della Cappella di San Nicola, narra come i suoi genitori, ormai anziani, si fossero recati a Bari su consiglio di un angelo in pellegrinaggio alla tomba di san Nicola di Bari, per avere la grazia di un figlio. Ritornati a Sant’Angelo ebbero il figlio desiderato e, ritenendo di aver ricevuto la grazia richiesta, lo chiamarono Nicola. Il giovane Nicola entrò nell’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino. Si distinse a tal punto nei suoi studi che, prima che essi fossero compiuti, venne fatto canonico della chiesa di San Salvatore. Ascoltando una predica di un eremita agostiniano sulla frase latina Nolite diligere mundum, nec ea quae sunt in mundo, quia mundus transit et concupiscenzia ejus (“non amate il mondo, né le cose che sono del mondo, perché il mondo passa e passa la sua concupiscenza”), avvertì la chiamata alla vita religiosa. Implorò allora l’eremita di ammetterlo nel proprio ordine, e i suoi genitori acconsentirono con gioia. Già prima della sua ordinazione venne mandato in diversi monasteri dell’ordine: Fermo, San Ginesio, Recanati, Macerata e altri, e i biografi mettono in evidenza che fu un modello di generoso impegno verso la perfezione. Fece i voti solenni a meno di diciannove anni. Nel 1269 fu ordinato sacerdote da Benvenuto Scotivoli.
Dopo la sua ordinazione, predicò soprattutto a Tolentino, dove fu trasferito intorno al 1275. Nel convento di Sant’Agostino di Tolentino rimase fino alla sua morte nel 1305. Trascorse gli ultimi 30 anni della sua vita, predicando quasi ogni giorno. Sebbene negli ultimi anni la malattia mise alla prova la sua sopportazione, continuò le sue mortificazioni quasi fino al momento della morte. I devoti ne ricordano la mitezza, l’ingenua semplicità e la dedizione per la verginità, che non tradì mai, custodendola con la preghiera e la mortificazione.