Serate da gourmet: torna in tavola sua maestà il bollito

Carrello dei bollitiLo dice la gente. E lo dicono anche i ristoratori e gli amministratori locali. «Cosa bolle in pentola», la rassegna dedicata ai bolliti promossa dall’Associazione Ristoranti di Gussago Franciacorta con il patrocinio del Comune di Gussago, è realizzata intorno ad una formula che è piaciuta. Le serate dedicate ai bolliti hanno costruito il proprio successo su una filosofia chiara che punta tutto sulla qualità e sulla semplicità. Tavolate piene e sorrisi soddisfatti all’uscita dai locali hanno spinto le anime del progetto a rilanciare l’iniziativa anche per il 2013. Così fino al 28 febbraio a Gussago ogni giovedì e venerdì sera in 11 ristoranti del paese verrà proposto un menù al prezzo fisso di 25 euro che ha nel carrello dei bolliti il suo pezzo forte e nell’accompagnamento con il vino del territorio il suo abbinamento ideale «Cosa bolle in pentola» segue di poche settimane «Lo spiedo scoppiendo».

Simile la formula ma differente la filosofia: «Se lo spiedo è un piatto che non ha bisogno di presentazioni – ha spiegato Edoardo Ungaro, presidente dell’Associazione Ristoranti di Gussago Franciacorta – per i bolliti invece abbiamo voluto provare ad andare oltre, ad offrire qualcosa che, se preparato a regola d’arte, sappia stupire al primo assaggio, marcando con la qualità la differenza tra mediocrità ed eccellenza». «Il successo della passata edizione ci ha convinto. La gente ha apprezzato lo spirito di questa iniziativa – ha detto Ungaro – : quello di dimostrare che anche ricette semplici, se basate su materie prime di qualità e cucinate con attenzione possono dare un risultato eccellente». E l’obiettivo è quello di «trovare nei profumi e nei sapori che i nostri ristoranti offrono in tavola una occasione per la riscoperta della tradizione e dei ricordi legati alla nostra infanzia, alle figure delle nostre mamme e delle nostre nonne avvolte nel vapore delle cucine in cui grandi pentoloni bollivano per ore e ore tagli di carne di qualità». E notazione non certo di secondo piano in questo periodo è il prezzo: il menù completo è alla cifra “scacciacrisi” di 25 euro, «per dare la possibilità a quante più persone possibile di fare insieme a noi questo viaggio nei sapori e nei profumi della tradizione».

A chi prenoterà un tavolo in uno dei locali che partecipano a «Cosa bolle in pentola» sarà portato come primo piatto una pasta in brodo per poi dare spazio al carrello che comprende spalla di vitellone nostrano, lingua, «reale» e punta di puledro, rosetta bresciana o cotechino, coppa lessa, e gallina ripiena. Il tutto accompagnato dai contorni e dalle salse della tradizione. Nel menù a prezzo fisso sono compresi anche caffè e vino.

Coccoli: «Tradizione e territorio si presentano al grande pubblico»

Cosa bolle in pentola 2013«Cosa bolle in pentola è la giusta occasione per non perdere la nostra cultura che alla tradizione della buona tavola è legata indissolubilmente». Valorizzazione della propria terra e dei suoi prodotti più autentici, ma anche tutela della storia che li ha portati fino ad oggi. É sottolineando questi aspetti che l’assessore gussaghese Giovanni Coccoli, che ha delega per commercio, promozione del territorio, attività produttive ambiente e agricoltura ha lanciato l’iniziativa messa in campo dall’«Associazione Ristoranti Gussago Franciacorta».

«Il nostro obiettivo nel sostenere questa inziativa – ha spiegato Coccoli – è duplice: da un lato quello di stare accanto ai locali del nostro territorio e dall’altro quello di far conoscere al grande pubblico Gussago quale terra di eccellenze enogastronomiche». Il menù speciale costruito dagli organizzatori attorno al carrello dei bolliti infatti prevede l’abbinamento ad un vino (prestigioso) del territorio. «In tavola arriverà un ottimo Curtefranca Rosso frutto del lavoro delle prestigiose cantine sulle nostre colline», ha spiegato ancora Coccoli, «altro segnale di come il bollito sia l’occasione per affiancare alla mano sapiente dei nostri cuochi in cucina le altre eccellenze che Gussago è in grado di esprimere».

Fonte: Giornale di Brescia

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