Occhi di falco e lampioni «intelligenti e parsimoniosi» con sensori di movimento puntati sulla sicurezza del paese. Gussago si difende con la luce. Luci a led e sensori per ridurre l’intensità dell’illuminazione a strada sgombra ed entro circa tre mesi, telecamere di videosorveglianza, attive 24 ore su 24.
È da poco terminata la prima tranche dei lavori che ha visto l’installazione di nuovi pali e la sostituzione di circa 300 corpi illuminanti a mercurio, con lampadine a led (costo: 400mila euro); ad agosto, invece, è previsto l’inizio del secondo stralcio. In queste ore sono state installate, in via sperimentale, e solo in alcune vie, delle strumentazioni che contribuiranno a ridurre ulteriormente la spesa di corrente elettrica per il Comune:
«Stiamo posizionando dei radar – spiega l’Amministrazione – che consentiranno di regolare la luminosità dei nuovi corpi illuminanti a Led, permettendoci di risparmiare». Questi radar saranno installati solo in alcune vie e in tutte quelle aree a bassa frequentazione. Il primo è stato installato in via Gramsci, a Casaglio, le altre strumentazioni verranno posizionate al termine dei lavori in altre zone. Il radar legge il passaggio dei veicoli e regola di conseguenza l’intensità luminosa, quando non ci sono veicoli, anche bici, moto, pedoni, la luce viene ridotta al 50%, con un risparmio effettivo.
Capitolo sempre caldo è quello sulla sicurezza. Sentinelle elettroniche saranno installate all’interno di alcuni pali della luce e strumentazioni tecnologiche all’avanguardia per la rilevazione di targhe e per la videosorveglianza. Al termine della seconda tranche dei lavori di illuminazione pubblica – che porterà alla sostituzione di altri 1300 punti luce (per una spesa di 1 milione) -, potranno così essere posizionate, in punti strategici (parchi, scuole, edifici pubblici), le tecnologie di controllo, che potranno anche anche essere trasferite, in qualsiasi momento, in altre zone. Partite al riguardo le procedure per l’affidamento dell’incarico per la stesura del progetto.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia