Gaì, anche da noi a Gussago, almeno sino a quei lontani anni ’50 del Novecento; un linguaggio particolare che ascoltai nei mesi estivi delle mie vacanze trascorse alla casa dei nonni materni ARICI – PELI, come meglio ricordo qui di seguito.
Il dizionario del Gaì… il linguaggio dei pastori.
Tacolér = Pastore di greggi (od, anche, di bovini). Macìl = Famiglio, lavorante, addetto all’ovile ed alle pecore. Macìl: appresi questo termine in quel di Brione/Barche, proprio dal linguaggio dei famigli/Macìl ed anche dai miei nonni e zii materni che dovettero spiegarmi il significato. Con molti Macìl provenienti dalla Val Trompia (Mordenti di Bovegno e famigli al servizio di Caterina Mordenti originaria di Bovegno coniugata a Paolo Arici di Peder, noto come Cul dal suo incedere curvo quasi a novanta gradi reggendosi ad un corposo bastone, cugino di mio nonno Giovanni Arici del 1893) – che a Barche di Brione il loro nome già si storpiava in Macìnch da Macingh in forma scritta – ho avuto occasione di parlare a lungo durante il loro impegno di custodi di bestiame nei mesi estivi sin dagli anni 1952 (avevo solo 4 anni) e fino a tutto il 1959/60. In quegli anni passavo le vacanze estive dai miei nonni a Barche di Brione ed a Peder (attigua alla frazione Barche) di Ome; dimora dei miei nonni che avevano una stalle modesta a Peder ed un’altra, un poco più grande della precedente, ubicata a Barche di Brione, frontista dello stagno abbeveratoio pubblico che stava (sta tuttora) sulla strada al bivio per Peder e, a sinistra, per la strada della colma o Dosso dei Cugni verso le Tese, quella di sopra e l’altra di sotto (sul crinale tra Gussago, Ome e Rodengo).
A cura di Achille Giovanni Piardi
Per approfondire:
E’ uscito in questo settimane, ed è un sunto di tutti i suoi studi sul Gaì, un nuovo volume, un’antologia, dedicato al gergo di pastori curato dallo storico camuno Giacomo Goldaniga.
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