L’Opera Nazionale Dopolavoro fu un’associazione creata il 1° maggio 1925 dal regime fascista col compito di occuparsi del tempo libero degli italiani. Lo statuto prevedeva che il Dopolavoro dovesse “curare l’elevazione morale e fisica del popolo, attraverso lo sport, l’escursionismo, il turismo, l’educazione artistica, la cultura popolare, l’assistenza sociale, igienica, sanitaria, ed il perfezionamento professionale”. [Giuridicamente l’Opera Nazionale Dopolavoro (OND) venne istituita con r.d.l. 1 maggio 1925, n. 582, convertito nella legge 18 marzo 1926, n. 562; aveva sede a Roma ed era alle dirette dipendenze del capo del Governo, presieduta dal segretario del partito nazionale fascista, ministro segretario di Stato. Per l’attuazione degli scopi dell’Opera N.D. provvedevano una Direzione generale, i Dopolavoro provinciali (presieduti dai segretari delle Federazioni dei fasci di combattimento) e i Dopolavoro comunali, rionali, aziendali ecc. ecc. (…)].
A partire, appunto, dal 1925 il regime fascista avviò il programma di “nazionalizzazione” del tempo libero, dai divertimenti agli sport, il cui primo passo fu la creazione dell’Opera Nazionale Dopolavoro (OND). La creazione dell’OND rese istituzionali le iniziative già esistenti, come i circoli ricreativi patrocinati dai sindacati fascisti sorti autonomamente nelle sedi socialiste, eliminandone il carattere politico e sopprimendo le analoghe organizzazioni antifasciste. Lo scopo primo dell’OND era inizialmente limitato alla formazione di comitati provinciali a sostegno delle attività ricreative, ma tra il 1927 e il 1939 da ente per l’assistenza sociale diventò “movimento” nazionale che vigilava sull’organizzazione del tempo libero degli italiani.
Le attività dei vari circoli erano suddivise, secondo un’uniforme programma per tutta la nazione, in una serie di servizi sociali, tra i quali cultura fascista e formazione professionale, educazione fisica, sport e turismo, educazione artistica, musica, cinema, radio e folklore. Questo programma era rivolto agli ambienti urbani ed industriali; a partire dal 1929 si sviluppò anche il dopolavoro agricolo, le cui finalità convergevano nel proposito di “non distrarre dalla terra” i contadini. Alla fine degli anni Venti venne inoltre messo a punto un programma ricreativo femminile, che implicava un accurato addestramento per “l’elevazione morale” delle donne nella società fascista, e corsi di pronto soccorso, igiene ed economia domestica. Il regime fascista aprì sedi del Dopolavoro in moltissime località italiane: nel 1933 sono ben 18.000 le sezioni aperte nella nostra penisola. (…).
[Da: IL DOPOAVORO DI P.D’A. .C.COLNAGHI, di B. Colnaghi].
Per quanto attiene la nostra zona di Comune sito alle porte della città di Brescia, una sede (OND) venne aperta a Gussago, altre in città e nei Comuni viciniori. Con l’arrivo da parte del Regime della nuova organizzazione OND, << (…) cui è affidato il compito di occuparsi del tempo libero dei lavoratori, subito dopo nasce anche l’Onb – Opera nazionale Balilla per “l’assistenza e per l’educazione fisica e morale della gioventù” nell’aprile 1926, oltre che con la promozione di altre iniziative del regime, anche Brescia città si innerva ben presto di una miriade di organizzazioni a ben evidente impronta fascista legate al mondo dell’educazione e alla gestione della quotidianità. Nelle maggiori imprese cittadine nascono e si sviluppano i DOPOLAVORO dotati di mense, teatri e sale cinematografiche, biblioteche popolari, sale di custodia per bambini, spacci alimentari, con l’affiliazione di bande musicali, squadre sportive, filodrammatiche. (Notissima la Compagnia Filodrammatica di Gussago, composta da sole donne, per ovvi motivi, che sapevano mirabilmente calarsi anche nei panni di personaggi maschili). Gli avanguardisti – ragazzi dai 14 al 18 anni – costituiscono la 44^ Legione Avanguardie giovani fascisti “Tito Speri” – sotto la guida prima di Augusto Bastianon e successivamente di Arrigo Rinaldini – mentre i balilla – fanciulli dagli 8 ai 14 anni – sono riuniti nella 44^ Legione Balilla “Faustino Lunardini” – capeggiata da Giovanni Piovani – iniziando un costante, spesso aggressivo e intimidatorio, tentativo di sostituirsi alle attività oratoriali o scolastiche. (…). [Paolo Corsini e Marcello Zane. “Storia di Brescia: Politica, economia, società 1861 – 1992”. GLF Editori Laterza; 2014]
Per la gioventù fascista militarmente inquadrata l’impegno del regime fascista bresciano si concretizza nella costruzione della “Casa del Balilla” nel centro storico di Brescia.
Il Dopolavoro di Gussago venne aperto in località Piazza, sul limitare nord est della zona detta Castelli, come si chiamò – sino agli anni ’90 de Novecento – l’omonima via che percorre il limitare sud della piazza Vittorio Veneto (sino all’inizio nord di Via IV Novembre, anticamente denominata “Santella Maghina”), poi il Dopolavoro gussaghese subisce il cambio di denominazione e diventa “Trattoria LOCANDA ALLOGGI Paradiso”, gestita dai coniugi Federico Ungaro “Süpilì” (noto come Rico di gelati, quale gelataio anche ambulante sino agli anni ‘80) e Brigida Teresa Piardi sua sposa e, dal 1966, continuato dalla famiglia Lucchi per definitivamente chiudere, dopo trenta anni, con la gestione da parte di Lisetta Lucchi, l’anno 1996. Comunque per tutti i gussaghesi sempre rimase nella mente come IL DOPOLAVORO; tale viene menzionato nei discorsi dei più anziani, ancora oggi a distanza di 90 anni, ciò trova riscontro anche nel linguaggio di chi scrive.
A suo tempo il DOPOLAVORO venne ricavato in vecchi locali, forse già adibiti ad osteria a conduzione famigliare. Nella zona non vi erano abitazioni bensì il fabbricato si affacciava su di una estesissima area, a nord adibita a vigneto di proprietà della Parrocchia ed a sud da campi in genere non propriamente coltivi. Proprio su questa parte di terreno nascerà il noto Sferisterio Comunale dove, prima ancora, fu attiva l’esperienza militarizzata e ludica della gioventù fascista; solo nel primo Cinquanta sorgeranno le nuove palazzine “Fanfani” quali case popolari “INA-Casa”. [Il cosiddetto Piano Fanfani, dal 1949/1963, dal nome del toscano ministro del Lavoro e della Previdenza sociale. Legge 28 febbraio 1949 nr. 43 il Parlamento italiano approvò il progetto di legge Provvedimenti per incrementare l’occupazione operaia, agevolando la costruzione di case per lavoratori, con il quale si sarebbe dato avvio a un piano per la realizzazione di alloggi economici, noto come piano INA-Casa; avvalendosi in parte dei fondi dello statunitense Piano Marshall. Nonostante la contrarietà americana, Fanfani tira dritto e a Luglio 1949 iniziano i primi lavori e a Ottobre i cantieri aperti sono 650. Ogni settimana sono realizzati 2.800 alloggi. L’iniziativa, criticata dall’America, dopo 14 anni ha dato lavoro a oltre 600.000 lavoratori per la costruzione di ben 350.000 alloggi].
Alla sinistra della costruzione DOPOLAVORO, ammirandola da ovest anche per la mole, non vi era per nulla l’attuale strada che corre verso nord (Dal 1950 e per lungo tempo vià Nöa poi, dal 1971, Martiri della libertà) e tanto meno il fabbricato di abitazione e aziendale della nota industria di liquori gussaghese, bensì solo vigneto condotto dal contadino Stefano Angelo Cartella sino alla morte (+1952) indi dal figlio Angelo sino al 1954. L’apertura del Dopolavoro avvenne, come per quasi tutti i restanti, nella seconda metà degli anni ’20. Il “Dopolavoro Comunale di Gussago”, così fu chiamato in quel tempo, era composto da un locale di mescita, con ingresso dalla strada e da un locale attiguo che accoglieva le riunioni degli attivisti fascisti. Il locale che ospitava il bar era ampio, arredato con un bancone e numerosi tavoloni attorno ai quali gli avventori bevevano del buon vino, chiacchieravano oppure giocavano alle carte. La sala riservata ai fascisti era più intima, aveva il camino ed il pavimento in parquet ed era arredata con tavolini e mobili d’epoca. All’esterno, collegati con il bar, erano presenti campi di bocce scoperti, affiancati da uno stretto passaggio dove i clienti potevano assistere alle partite. Quando il Partito Fascista apre il Dopolavoro a GUSSAGO, per una serie di motivi, i tempi sono difficili, le malattie imperversano, la fame è una brutta bestia, la gente non ha possibilità di agire e parlare liberamente, le squadre fasciste controllano la vita delle persone e chi sgarra, o non si adegua, viene punito. A Gussago compiono scorribande e soprusi delittuosi gli squadristi fascisti di Castegnato noti come Orsi Bianchi. Il Dopolavoro diventa una delle sedi nelle quali i fascisti locali progettano non solo iniziative politiche e propagandistiche, ma anche azioni punitive nei confronti dei comunisti e degli antifascisti più irriducibili. (Qualche “dettaglio” importante al riguardo in “Antifascisti e Partigiani a Gussago”. G. Dalola e A. Barzani. ANPI Gussago- 70° Anniversario della liberazione, 1945-2015; Gussago, ottobre 2015).
<<L’Opera nazionale del dopolavoro rientrò in quel piano di orientamento dei costumi e delle abitudini tesa a plasmare “l’uomo nuovo”, avviato dal regime nel corso del ventennio: l’obbiettivo era costruire stili di vita generalizzati che fossero d’uopo nell’opera di !polarizzazione nazionale”. (…). L’OND rappresentò uno degli aspetti più caratteristici dello stato totalitario. Con l’istituzione di questo ente, infatti, il partito fascista ebbe sempre più la possibilità di penetrare nel tessuto sociale, riducendo lo spazio di manovra delle opposizioni al regime. L’OND offriva dei servizi reali e concreti alla popolazione che così tendeva sempre meno a contestare il regime. Allo stesso tempo, gli stessi vertici del Partito Fascista riuscivano tramite l’OND a tenere sotto controllo in maniera abbastanza capillare l’umore della popolazione>>.
(Wikip.)
I dopolavoro comunali, rionali e frazionali dipendono dal Dopolavoro provinciale che imparte le direttive e approva i programmi delle attività. Il presidente, nominato dal dopolavoro provinciale, convoca e presiede il direttorio ed è responsabile del funzionamento del dopolavoro e della esecuzione dei programmi. Il direttorio è costituito da un numero variabile di componenti (da quattro a otto) a seconda del numero degli iscritti e delle attività svolte da ciascun dopolavoro. I membri del direttorio vengono nominati dal dopolavoro provinciale su proposta del presidente, almeno due dei componenti devono essere scelti tra le categorie professionali maggiormente interessate nella zona. Il direttorio ha funzione consultiva, fra i suoi membri il presidente nomina un segretario (che ha anche il compito di sostituire il presidente in caso di assenza o impedimento) e l’economo cassiere. Tutti i dirigenti e i collaboratori devono essere iscritti al partito nazionale fascista. Il dopolavoro deve promuovere iniziative e manifestazioni culturali, artistiche, sportive, escursionistiche, ricreative, assistenziali, autarchiche, rurali relativamente alle condizioni locali e ambientali. Gli iscritti fruiscono di tutti i benefici e provvidenze consentite agli iscritti OND (Opera nazionale Dopolavoro) mediante il versamento delle quote di iscrizione. [lombardiabeniculturali.it/archivi/profili-istituzionali]
La FESTA DELL’UVA 1940 a GUSSAGO ha ancora inizio innanzi la sede del Dopolavoro (OND), come si vede in una foto di quell’anno. Dopo la Liberazione, caduto il fascismo ed il dissolversi della sedicente RSI sua ultima istituzione come vollero i tedeschi, il Dopolavoro gussaghese come ente governativo cessò l’attività; la OND nazionale si trasformò in Ente nazionale assistenza lavoratori (ENAL), mutando, oltre al nome, fini e modalità organizzative. Nel 1979 cesserà anche l’ente ENAL.
Il bar del nostro dopolavoro sopravvisse e nacque una trattoria con sala di ritrovo e gioco del biliardo. Nel 1949 la popolazione di Gussago raggiunse gli 8000 abitanti. Negli anni ’50 e ’60 si cucina soprattutto per le comitive, per i cacciatori e pescatori e per gli operai, poi solo per avventori momentanei appassionati del gioco delle biglie con stecca o come boccette. Nel 1996 il bar “Paradiso” di Lisetta, per tutti i gussaghesi ancora il DOPOLAVORO, dopo la conclusa gestione da parte dei suoi genitori Lucchi-Belussi, chiude definitivamente e vi avviene una trasformazione immobiliare mista, abitativa e commerciale. Considerato che la presente nota si sviluppa, non interamente, su documenti e testi storici, ma trae origine dalla memoria di persone in carne e ossa, ringraziamo tutti coloro che ci hanno trasmesso le informazioni utili al fine di poter raccontare questa …storia.
A cura di Achille Giovanni Piardi