Il duce non è più cittadino onorario di Gussago

Municipio tricolore

Benito Mussolini non è più un cittadino onorario di Gussago. La revoca del titolo è stata ratificata dal Consiglio comunale, con il voto favorevole della maggioranza e della lista Pd. Astenuti gli esponenti del gruppo Stefano Quarena sindaco. Lo spunto per cancellare l’ombra del duce è stato il ritrovamento negli archivi storici municipali del documento che assegna il prestigioso riconoscimento a Mussolini. Si tratta della delibera firmata dal commissario prefettizio, che in quel periodo amministrava l’ente locale, che conferisce l’onorificenza. L’atto è datato 16 maggio 1924. L’archivio custodiva anche l’adesione di Gussago alla federazione provinciale dei Comuni fascisti, datata 12 settembre 1923. Entrambi gli atti erano stati preceduti nell’agosto del 1923 dalla decisione dei membri della Giunta e dei consiglieri di rassegnare le dimissioni su invito del segretario politico del fascio locale.

«Purtroppo nessun atto di nobiltà ha preceduto o seguito la cittadinanza onoraria a Mussolini, provvedimento non assunto dal Consiglio comunale di Gussago, bensì un obbligo impositivo del prefetto – ha sottolineato il capogruppo Gianluca Gallucci -. Non possiamo esimerci dal togliere questo onorificenza ad un uomo che nemmeno dopo 100 anni la storia ha saputo redimere». «La cittadinanza onoraria costituisce un onore, un esempio da tramandare ai nostri figli, e questo merito non è compatibile con un dittatore feroce e un criminale di guerra – ha aggiunto Valeria Benedetti del gruppo Pd -. La revoca è dovuta nei confronti di tutti i bresciani morti per difendere la nostra terra e verso quelle associazioni che anno dopo anno hanno contribuito alla conservazione della memoria». Per il consigliere di minoranza Stefano Quarena «la misura non è la risposta adeguata. La “cancel culture” rischia di semplificare la storia e privarci di opportunità di apprendimento. I padri costituenti, pur condannando il fascismo, scelsero di non cancellare completamente le sue tracce mantenendo alcune istituzioni, opportunamente riformate. Inoltre, la dodicesima disposizione transitoria della Costituzione citata nella delibera riguarda la sfera politica e non può essere estesa ad atti amministrativi come la concessione di una cittadinanza onoraria avvenuta un secolo fa. Invece di cancellare, proponiamo di affiancare alla cittadinanza onoraria una spiegazione critica del contesto storico delle azioni di Mussolini, promuovendo un’educazione alla memoria che affronti il periodo fascista in modo critico e responsabile. Cancellare la storia e riscrivere il passato a proprio piacimento è un atto di presunzione che nega la realtà e ci priva della possibilità di imparare dai nostri errori». «Non intendiamo assolutamente cancellare la storia, né esimerci dal fare i conti con essa – ha replicato il sindaco Giovanni Coccoli -. I documenti che abbiamo avuto la possibilità di riscoprire rimarranno una preziosa testimonianza che ci porta a riflettere sul fatto che anche Gussago, come l’Italia tutta, fu almeno in parte fascista per convinzione, convenienza o forzatamente. La storia resta, così come Gussago resta un paese antifascista».

Anche Rezzato ha recentemente cancellato dal suo passato l’ombra ingombrante del duce. Ma la revoca della cittadinanza a Benito Mussolini è stata al centro di una seduta del Consiglio comunale dal dibattito rovente: al momento della lettura della mozione, i consiglieri di opposizione hanno abbandonato l’aula prima del voto, in aperta polemica con la decisione della maggioranza. «Un atto postumo di ipocrisia», l’ha definito il consigliere Monica Zanca, aggiungendo che «la storia non si cambia». Ad aula dimezzata, la maggioranza guidata dal sindaco Luca Reboldi ha revocato la cittadinanza a Mussolini poiché, ha sottolineato il consigliere Francesco Marzaroli, «la cittadinanza va attribuita a cittadini meritevoli di cui Mussolini non faceva certo parte. Un atto dovuto per onorare la memoria delle decine di cittadini di Rezzato caduti per difendere la patria».
Cinzia Reboni

Fonte: Bresciaoggi

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