Entusiasmo per Dessì-Armiliato e Brixia Musicalis

Daniela Dessì e Fabio Armiliato a Gussago

Un concerto che è apostolato, incantevole pedagogia, sottile seduzione, quello proposto venerdì sera nella chiesa parrocchiale di Gussago, per festeggiare la conclusione delle «Settimane Barocche» di Brescia, con Daniela Dessì, Fabio Armiliato e l’ensemble Brixia Musicalis. Fino a ieri avevamo abboccato alle esecuzioni filologiche in infradito, quel barocchetto alla Sigiswald Kuijken, con i capelli color stoppa, suoni di zanzara, risonanze nasali, timide intonazioni, grattar di corde e tintinnar di ferraglia. A Gussago siamo ritornati nelle antiche regge: velluti, ori, voci sontuose, con corposa uguaglianza di registri, parole esattamente declamate, in maniera retoricamente e poeticamente esatta, adagiate su frasi lunghe e legate, cantar sul fiato, con vibrante profondità e spazialità.
Archi di zucchero filato e pasta di mandorle, l’organo portativo di Fracassi cinguettante, giocoso, spavaldo, tempi molto comodi e goduti, il respiro è come il vento soave di «Così fan tutte», il valore delle pause reso in tutta la sua formidabile eloquenza.

Daniela Dessì e Fabio Armiliato dominano anche le mezze voci, allargano forcelle a piacimento, sgranano timbri luminosi, regalano eleganza. Nel registro medio-acuto Fabio Armiliato spalanca bauli di suono (nell’«Agnus Dei» di Bizet), il diaframma di Daniela Dessì (nell’«Ave Maria» di Caccini) è Mosè che divide il Mar Rosso.
Voci oranti, generose e feline, come le donne dei quadri di Rubens. Tra un’aria sacra e l’altra, Sonate da chiesa di Mozart, mai udite così colme di risonanze veneziane, percorse da spiriti di Opera Buffa, odorose di Sammartini.

Basilica gremita, entusiasmo, applausi prima, durante, dopo ogni brano, bis obbligatorio («Panis Angelicus»), perché nessuno vuole tornarsene a casa.
Enrico Raggi

Fonte: Giornale di Brescia

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