Epigrafi e neodadaismo sui muri di Ronco

Chiesa parrocchiale San Zenone Ronco di Gussago

Nella «Contea» tra le curiose scritte volute dall’imprenditore Marchina.

Gli abitanti di Ronco di Gussago, ogni mattino, hanno la possibilità di fortificare l’animo, leggendo una frase eloquente. Ora – dopo iscrizioni di varia natura, collocate in diversi punti della cosiddetta «Contea di Ronco» – sulla parete dell’edificio che ospita gli uffici del museo-galleria, in seguito a un nuovo progetto dell’imprenditore neo-dadaista Ettore Marchina, appare una meridiana che invita all’incendio dell’anima, contro ogni grigiore: «Meglio risplendere di luce e poi bruciare all’improvviso che spegnersi lentamente nella penombra». In fondo alla scritta compaiono due lettere «J» e «F», che rimandano alle iniziali del misterioso ed eclettico artista Johan Frisò.

Sullo stesso edificio una lapide mescola fatti eclatanti del passato a situazioni personali e di grande quotidianità, vissute dallo stesso Marchina. A Ronco, recita l’iscrizione «C’è la tomba del Generale Acuto, che distrusse la popolazione locale dei Galli Cenomani. Come premio, Roma gli donò questo fondo “Acutiacus Fundus”. Da questo punto il Generale fondò la Contea di Ronco e in seguito Gussago […]. Nel 1805 Napoleone scrisse la fatidica frase “Dio l’ha data, guai a chi me la tocca” che pronunciò all’incoronazione da Imperatore a Milano […]. Il 6 luglio 1886, Garibaldi, ferito ad una gamba nello scontro a Bezzecca, si riposò una notte e venne curato da un’indigena sig.ra Maria […]. 30.11.1886 il Vescovo Corna Pellegrini fece un censimento della popolazione della Contea di Ronco “489 anime – nati 12 – morti 13” […]. Il 25.09.2005 dormì in questo luogo, Marchina Ettore che, rientrando alle 04 di notte, trovò casa sua chiusa a chiave da parte della sua dolce consorte ».

Ora si è in attesa del pubblico riconoscimento del cavaliere romano di Ronco, Sestio Valerio Poblicola, appartenente a una potente famiglia e alla gens del poeta Catullo, anch’egli un Valerius. Gli abitanti della «Contea» hanno deciso – per rendere onore all’illustre e antico compaesano, che doveva avere una meravigliosa villa proprio all’interno del piccolo centro – di esporre, a Ronco, una copia scultorea che riprodurrà l’epigrafe originaria – oggi conservata nel lapidario del Capitolium a Brescia-, testimonianza dell’esistenza del cavaliere e senatore. Epigrafi e iscrizioni in una località animata da passati storici rilevanti e da chi la storia la vuol continuare a scrivere, per il bene della «Contea».
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

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