L’Estate di San Martino

Vista di Gussago e della Franciacorta

Come i lettori si saranno resi conto, stiamo godendo da quasi quattro giorni di un ottimo sole che mitiga assai le temperature dell’avanzato periodo autunnale. Si tratta della proverbiale “Estate di San Martino”, addirittura anticipata e non di poco anche se proprio la giornata dell’11 novembre al Santo dedicata non ci viene proposta come ideale, così i metereologi. Indubbiamente …fa caldo: ecco ciò che motiva la definizione, impropria, di Estate di San Martino. La storia della vita del Santo Martino di Tour tutti la conosciamo, almeno per quel bell’episodio di umanità, di amore che ci rende più vicini a lui, alla sua figura: il dono di metà del suo mantello a quel povero seminudo che incontrò sulla sua strada in un giorno di freddo inverno dei suoi tempi. Chi volesse approfondire sul santo può collegarsi col sito specializzato Santi Beati e Testimoni.

Nel bresciano, San Martino è ricordato anche per alcuni altri aspetti della vita locale: la fine dell’annata agraria ed il rischio connesso, sempre pronto, di dover traslocare, proprio per mancato rinnovo del contratto di affittanza o di mezzadria ovvero di bracciante (Fitàol, Mézader, Brasét); insomma toccava “Far San Martì”. Ho detto nel bresciano poiché nel mantovano e alto mantovano con noi confinante l’analogo cambio di casa viene (veniva) denominato “Fa San Michel”, infatti, avveniva alla fine di Settembre in occasione della festa del Santo… con la spada, e non era per nulla una festa, come non lo era neppure per i bresciani. L’11 di novembre, anche il giorno prima, il mancato rinnovo degli accordi a fine annata agraria produceva …una coda di carretti carichi di povere masserizie in obbligata, molte volte penosa, …transumanza di uomini, animali da soma e cose.

Un cammino sotto le brume di San Martino che chi scrive ha avuto ancora modo di vedere negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento, qui a Gussago. Dunque “Fa San Martì” non era una cosa piacevole, neppure per i ragazzi in età scolare e pre-scolare: abbandono degli amici, compagni di gioco e di scuola, cambio dei luoghi e della maestra, incertezza e nuovo adattamento di vita.

Vi è poi da raccontare che un tempo si soleva dire, ed io l’ho udito dal vivo e dal vero, con riferimento al giorno della festa del Santo ed al possibile termine nel poter godere di una pur umile abitazione sempre (o poiché  legata all’impiego in agricoltura ed in quel podere: “Se San Martì èl ve ai öndes, noter sbatóm la ciaf sota l’öss e partóm ai des”. Allocuzione scherzosa, ma corrispondente al vero, usata anche per dire: se il debito o la scadenza dell’impegno è previsto per l’11 del mese, noi (cercando di farla franca…) gettiamo la chiave della porta di casa (in affitto) sotto l’uscio e ce ne andiamo il giorno dieci. Atteggiamento non corretto, comunque burlesco, ancora messo in atto (anche nei mesi di quest’anno 2012) a Gussago.

A cura di Achille Giovanni Piardi
Fotografia di Angelo Cartella

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