Una vita d’inferno per una 36enne: lui non aveva accettato la fine del matrimonio. Mesi di persecuzioni, i carabinieri per sorprendere e bloccare l’uomo hanno organizzato un appostamento. Anche armi in casa dell’arrestato.

Minacce di morte, percosse, pedinamenti. Per anni, fino ai giorni scorsi. E’ stata la vita d’inferno che ha dovuto subire una donna di 36 anni separatasi dal marito nel 2008. L’uomo non accettava la fine della relazione coniugale. Entrambi sono di Gussago.
Un comportamento, quello dell’uomo, che ha indotto la donna, dall’agosto scorso, a denunciarlo per ben sette volte. In cinque casi alle denunce avrebbe fatto seguito, sempre da parte dei carabinieri di Gussago, comandati dal luogotenente Sergio La Prova, la richiesta di una misura cautelare. Richiesta caduta ogni volta nel vuoto. Nel frattempo la donna si è ritrovata a fare i conti con gli inseguimenti che caratterizzavano sempre più ogni tipo di spostamento, dalla spesa alla parrucchiera fino a quando andava a prelevare i figli a scuola. Poi le telefonate. Giorno e notte fino ad arrivare ad un totale anche di una trentina nell’arco di 24 ore. Le minacce con il passare del tempo si sono fatte sempre più pesanti. «Se vai con un altro ti uccido» le diceva lui che non mancava di mostrare quanto fosse capace di attuare propositi di portata minore. Una volta è andato sottocasa e ha chiesto di vedere i figli. La moglie ha risposto che aveva altri programmi. Lui l’ha minacciata annunciando: «Vedrai che botto». E poco dopo si è sentita l’esplosione di un grosso petardo nel retro della casa.
Il 2 gennaio scorso la situazione è degenerata fino all’arresto. L’uomo si reca a casa dell’ex moglie chiedendo di vedere i bambini. La moglie gli risponde che ha altri programmi. Lui aspetta che lei esca e le dice «te ne pentirai». Più tardi lei mentre rincasa, incrocia l’ex marito e decide di non rientrare temendo la reazione dell’uomo. Viene seguita e tamponata per ben due volte in piazza a Gussago. Terrorizzata la vittima riesce a defilarsi con una retromarcia e a raggiungere casa. Scatta, nei suoi confronti un’offensiva telefonica, con una trentina di chiamate. Il contenuto:«Se vai al bar ti ammazzo». Lei deve andare a prendere i figli e per sentirsi protetta chiama i carabinieri che, secondo quanto ha spiegato anche il luogotenente Alfio Montenegro, comandante interinale della compagnia di Gardone Valtrompia, hanno organizzato un servizio di appostamento in borghese.
Non appena l’ex coniuge ha iniziato a prendere a ceffoni la donna, vicino al bar, i carabinieri sono intervenuti e l’hanno arrestato. In casa gli sono stati trovati coltelli e un machete. L’arresto è stato convalidato e il 35 enne rimane in carcere. Durante l’interrogatorio davanti al gip avrebbe spiegato che all’origine delle tensioni vi sarebbero «le ridottissime possibilità di vedere i figli».
M.P.
Fonte: Bresciaoggi