Un flusso interminabile di persone, tantissimi giovani, centinaia di universitari per salutare, ieri, Federico Gozio, morto domenica, travolto da un’auto mentre rincasava in bicicletta. Le strade del paese si sono bloccate negli attimi precedenti il funerale, celebrato alle 10:30 nella prepositurale di Santa Maria Assunta. Un’invasione silenziosa, un tributo vasto e dolorosamente intenso all’amatissimo ventiduenne gussaghese. Ha officiato la funzione don Raffaele Maiolini, direttore dell’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università della diocesi di Brescia, che conosceva bene Federico e che, durante l’omelia, ha usato un’immagine tratta dalla cultura orientale, letta parallelamente al messaggio cristiano: «La grande tradizione induista – ha detto il sacerdote – immagina la vita come se fosse un tappeto e dice che mentre si è in terra si vede del tappeto solo il dettaglio, un groviglio di nodi; solamente quando si va al di là e lo si vede dall’alto si nota che quegli stessi fili insensati hanno disegnato un buon tappeto. Ringrazio Federico che con il suo modo di fare, nonostante tutti i nodi che ci sono nella vita, come la sofferenza, ha realizzato un bellissimo tappeto, un capolavoro già qui in terra».
La sorella Elisabetta ha deciso di salutarlo leggendo un post di Facebook, che rispecchiava la filosofia di vita di Federico: «Essere positivi non è quando tutto ti va bene ma quando con il sorriso riesci ad affrontare le difficoltà», e ha detto di voler imparare proprio dal suo buon esempio. Una preghiera è stata recitata per la mamma Marina. Il padre di Federico, Riccardo, ha deciso di portare in spalle la bara, per rimanere il più vicino possibile al figlio scomparso prematuramente, fino all’ultimo momento, fino all’ultimo passo, prima della sepoltura, avvenuta al cimitero di Gussago.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia