Caso Richiedei: nomina della Regione blocca la cabina di regia

Ingresso Fondazione Richiedei a Gussago

Era stata ricostituita in gran fretta e con il volere di tutti i protagonisti della vicenda ma dopo due soli incontri la Cabina di regia sul caso Richiedei è già ferma. Lo stallo del gruppo di lavoro incaricato di trovare una soluzione alla crisi che sta attraversando la Fondazione proprietaria della struttura ospedaliera di Gussago è legato alla nomina di un componete. Non un componente qualunque però. La differenza di questa seconda Cabina di regia rispetto alla prima (costituita nel 2014) consiste infatti nella presenza di un dirigente regionale in grado di garantire un filo diretto con Regione Lombardia per decidere quali misure adottare. Quello che voleva essere un escamotage per velocizzare l’iter decisionale si sta in realtà rivelando essere una fonte di ritardo.

Sono ormai settimane che i componenti della cabina di regia (Ats, Fondazione, sindacati, Asst Spedali Civili e Franciacorta, i sindaci di Gussago e Palazzolo) stanno attendendo la nomina del nuovo dirigente regionale. Ma di tempo a disposizione il Richiedei e i suoi lavoratori non ne hanno molto. Il 31 marzo il Civile dirà addio alla collaborazione con il presidio portando via con sé i due reparti che da anni erano in gestione al Richiedei, la Geriatria e la Riabilitazione cardiologica. La partenza di questi reparti – che saranno trasferiti uno a Gardone Valtrompia e l’altro a Montichiari – lascerà un buco di circa 2 milioni di euro.
Entrate in meno che la Cabina di regia stava ragionando di colmare con due possibili interventi: la realizzazione di un reparto di Riabilitazione Alcologica e la trasformazione della struttura di Gussago in un Pot, un presidio ospedaliero territoriale che si riprende carico dei pazienti anziani per trattamenti di breve e medio periodo. Nella prima – e penultima – riunione della Cabina di regia il dirigente regionale aveva assicurato che si sarebbe fatto portavoce in Regione dell’opzione Alcologia vedendola come quella di più rapida attuazione senza tuttavia escludere l’ipotesi Pot. Al momento però di rapido non c’è nulla se non il passare dei giorni che mancano al 31 marzo.

Quest’incertezza a poco più di un paio di mesi dalla data prevista per la partenza dei due reparti del Civile non accresce la preoccupazione solo dei lavoratori coinvolti (51 ma con il rientro delle esternalizzazioni e degli appalti e il licenziamento dei tempi determinati il numero potrebbe scendere a 35 e da qui a 10 se si aprisse l’Alcologia) ma anche di tutti i dipendenti. L’ipotesi Riabilitazione Alcologica infatti da sola non riuscirebbe a pareggiare il bilancio della Fondazione.
Di Silvia Ghilardi

Fonte: Corriere della Sera – Ed. Brescia

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