«La Fondazione non può fallire».
Le reazioni al grido d’allarme lanciato dal presidente Fausto Gardoni. «Senza una risposta dalla Regione Lombardia, è a rischio il nostro futuro».
Il «grido d’allarme» di Fausto Gardoni, presidente della Fondazione Richiedei di Gussago, lanciato nei giorni scorsi attraverso le colonne del nostro quotidiano, non poteva passare sotto silenzio. Perché è un «grido» alto, quello uscito dall’attuale amministrazione della storica struttura, che non lascia adito a fraintendimenti: «Dopo giugno 2013, senza un nuovo finanziamento, andremo in default e saremo costretti a cessare l’attività, o ad adire a procedure fallimentari o concordatarie» annuncia Gardoni.
La lettera dei dirigenti medici, sanitari, amministrativi e coordinatori infermieristici, riabilitativi e tecnici della Fondazione Richiedei che pubblichiamo integralmente in questa pagina è una prima, importante, risposta: «Noi riteniamo di non aver fallito affatto nel nostro impegno di cura». In discussione, nel documento della presidenza presentato in Prefettura e inviato in Regione, non è l’alta qualità delle cure che vengono prestate nei differenti servizi e reparti della Fondazione. Anzi. Il nocciolo della questione è strettamente economico. «La perdita annuale attuale, di circa 1,8 milioni di euro, è strutturale e riflette una struttura fissa ormai incomprimibile. Tale perdita può essere rimediata solo con un aumento dei livelli di attività, ovvero numero dei posti letto per alcuni servizi e adeguamento dei budget annuali dell’Asl» si legge nel documento sulla situazione della Fondazione. Nel dettaglio, le «perdite di bilancio della Fondazione dalla sua creazione, nel gennaio 2004 alla fine del 2012, ammontano a 12,1 milioni di euro, finanziate per circa cinque milioni dalla vendita di immobili e per il resto da indebitamento. La perdita attuale della Fondazione, di circa 1.8 milioni di euro, è strutturale e incomprimibile in quanto altre efficienze non sono più possibili, se non in misura marginale. L’indebitamento con banche e fornitori ammonta a 22.6 milioni di euro, che rappresenta 1,1 volte il fatturato annuo». In questa situazione, «il sistema bancario -come scrive il presidente- non è più disponibile per una nuova finanza ed abbiamo enormi problemi di liquidità».
Le persone che, a vario livello, lavorano alla Richiedei sono 430 (in modo diretto, indiretto, da liberi professionisti o attraverso cooperative). Il grido d’allarme non può cadere nel nulla. Perché a rischio, con i posti di lavoro e l’alta professionalità espressa da chi dedica la vita alla cura e all’assistenza, è anche un pezzo della nostra storia bresciana in cui negli anni è sempre prevalso lo spirito di servizio per il bene della collettività.
a.d.m.
E i lavoratori manifestano davanti all’ospedale
I dipendenti del Richiedei di Gussago ieri mattina hanno manifestato – congiuntamente ai colleghi giunti da Palazzolo – davanti alla portineria dell’ospedale gussaghese. Il motivo dell’assemblea all’aperto è stato spiegato dai sindacalisti provinciali di Cgil, Cisl e Uil, Cagno, Berardi e Riccò, che hanno parlato di una preoccupazione altissi ma tra i lavoratori, a seguito delle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal commissario straordinario del Civile, Ezio Belleri, e dal presidente del Cda della Fondazione Richiedei, Fausto Gardoni, che parlavano d’insostenibilità economica della struttura ospedaliera gussaghese e della necessità di decisioni drastiche da prendere a brevissimo termine. «Abbiamo letto con stupore -hanno sostenuto i sindacati- le notizie allarmistiche risultanti da alcune dichiarazioni quanto meno intempestive, rilasciate dal dott. Belleri relative all’ipotesi di trasferimento dei reparti degli Spedali Civili attualmente in funzione al Richiedei, e dei quali si prospettava la permanenza a Gussago almeno fino al 2016. L’accelerazione impressa dalle dichiarazioni, al contrario, non può consentire a tutti i soggetti coinvolti di programmare percorsi lungimiranti, con l’obiettivo primario della sopravvivenza dello stesso Richiedei, oltre che del mantenimento dei livelli occupazionali. Chiamiamo quindi i soggetti interessati ad assumersi le responsabilità necessarie alla soluzione della questione, chiarendo con fermezza che non accetteremo operazioni di stretta natura finanziaria che mettano in pericolo la già precaria situazione dei lavoratori».
dam.
Lettera
Gentile Direttore,
per una necessità etica, ci sentiamo, insieme a tutti gli operatori, di esprimere alcuni pensieri circa l’articolo pubblicato martedì 18 giugno in cui si riportano le dichiarazioni del presidente della Fondazione Richiedei, Fausto Gardoni. «Dichiarare fallimento» di un ospedale è come dichiarare il fallimento di ciò che in ospedale si celebra: la Cura. E questo è quello che l’articolo induce nonostante la sua genericità. Per ciascuno di noi la Cura è stata, e sarà sempre, la finalità del proprio impegno professionale. Cura che significa «prendersi cura» della persona nella sua individualità; individualità che, a sua volta, deve essere rispettata proprio quando la malattia può renderla più esposta al rischio di essere confusa con un apparato o identificata con un sintomo. Siamo cresciuti nella «nostra» fondazione ed insieme ad essa al punto di capire e verificare che non può esserci cura senza attenzione alla «sobrietà» intesa come necessità di non spreco, di essenzialità, di ottimizzazione dei tempi, delle risorse ma anche intesa come identificazione personalizzata delle priorità in ogni situazione. Cura, perciò, che si realizza non solo attraverso l’atto medico, sanitario e assistenziale ma anche tramite procedure amministrative. Questa attenzione da sola determina percorsi virtuosi ed è la reale possibile economicità nel rispetto dei pazienti. Non comprendiamo perciò il riferimento nell’articolo ad una generica necessità di «razionalizzazione» dato che questo è l’atteggiamento culturale già nostro e che sta all’origine della nostra prassi. Non possiamo pertanto restare indifferenti davanti al termine «fallimento» che evoca non solo relazioni commerciali ma anche sbaglio, errore, irreversibilità di una situazione dovuta a negligenza. Noi riteniamo di non aver fallito affatto nel nostro impegno di cura. La Cura del Richiedei non è fallita e ci sentiamo, nell’insieme degli operatori, di garantire tutti i giorni e da ogni paziente che da parte nostra continuerà ad essere una Cura di qualità. Questo patto non sarà mai infranto da parte nostra ed anzi lo difenderemo con tutta la nostra forza e consapevolezza e perciò i pazienti devono sentirsi assolutamente certi del nostro costante impegno professionale ed umano. Impegno, sobrietà, disinteresse ed onestà intellettuale che ci auguriamo corrisponda alle azioni di coloro che hanno responsabilità strategiche nella Fondazione. Comunque tutti potranno continuare a rivolgersi con fiducia ai servizi di Palazzolo s.O e Gussago certi di trovare la consueta qualità.
Grazie dell’attenzione.
I Dirigenti medici, sanitari, amministrativi e coordinatori infermieristici, riabilitativi e tecnici della Fondazione Richiedei.
Fonte: Giornale di Brescia