Così la Fondazione vuol risanare i conti del Richiedei

Ingresso Fondazione Richiedei a Gussago

«Il Richiedei ha debiti per 24 milioni di euro e una produzione di 21. Deve cambiare la cultura della Fondazione,
che si considera ed agisce come ente pubblico mentre è una realtà privata». Così si è espresso il Cda della Fondazione Richiedei (rivoluzionato in toto nell’ottobre del 2014) nella relazione di fine anno, che inquadra una situazione di emergenza per la realtà socio-sanitaria locale, ma che registra, hanno spiegato i consiglieri, al tempo stesso, un cambio di passo: «Nei tre mesi del 2014 di nostra competenza, e fino al 30 settembre 2015 – scrive il Cda nella relazione – è cominciata l’opera di risanamento e potenziamento dell’attività». In questo periodo, ha dichiarato il direttivo, la Fondazione ha rinegoziato contratti e convenzioni con un risparmio annuo di 140mila euro circa; rinegoziato il debito con le banche; approvato il progetto di Polo Geriatrico, che comporta la gestione di almeno 50 posti letto per conto degli Spedali Civili di Brescia (la pratica è in attesa di approvazione da parte della Regione); lavorato per l’annessione di Gussago al territorio della Asst (Azienda socio-sanitaria territoriale) di Brescia; ridefinito la convenzione con gli Spedali Civili; avviato i lavori di messa a norma dell’Hospice di Gussago con la creazione di due nuovi posti letto (passando così da 8 a 10) con un impegno di spesa di 200mila euro (autofinanziati). Sono stati acquisiti nuovi software per la contabilità e la gestione della farmacia e acquistate attrezzature per la Riabilitazione e il Laboratorio. Si è proceduto alla ricerca, per ora senza esito, di acquirenti per il Taglietto, podere all’ombra del colle Barbisone, di proprietà della Fondazione.

Punto focale, per il futuro del Richiedei, è l’istituzione di un Pot (Presidio ospedaliero territoriale) a Gussago, dell’Asst Civile di Brescia; entro il 31 marzo la risposta. «Siamo una realtà privata e non pubblica – ripete il Cda -, che può continuare a vivere solo con il reddito che produce il proprio lavoro e con il reddito generato dal proprio patrimonio; patrimonio attualmente tutto ipotecato dagli istituti bancari che hanno comunicato lo stop ad ulteriori aperture di credito. L’attenzione ai bilanci non è miopia ma consapevolezza che in gioco c’è la sopravvivenza della Fondazione e il reddito delle famiglie dei dipendenti».
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

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