Fonte del “Batoccolo”

Fonte del “Batoccolo” a Navezze

L’acqua sgorga ancora, qualche decennio fa la si vedeva addirittura sorgere con bolle, tanto era l’impeto sorgivo. Negli anni Cinquanta vi si recavano le scolaresche del plesso di Navezze, giungendovi dalla chiesa di San Vincenzo ed appena dopo aver guadato il torrente La Canale. La zona era una bella oasi, oggi un po’ meno; anzi il mese d’agosto di questo 2012 pareva luogo esempio classico di desertificazione: con un uso non controllato dell’acqua ed attorno terra arsa.

Sino a qualche decennio addietro gli alunni vi andavano durante i riti della Settimana Santa: chi scrive, lì in quel luogo – ai piedi di Castignüda ed all’inizio dell’antico sentieri per le due collinari Tese – imparò lo Stabat Mater (il pianto della Madonna sulla Strada dolorosa del Calvario), quell’anno fu anche innalzata una bella ed enorme Croce di legno a ricordarne il momento in perpetuo.

Negli anni Sessanta, più volte, i figli dei contadini che lavoravano gli attigui vigneti irrigui vi andavano, in aiuto ai genitori, per regolare l’afflusso d’acqua che, per scorrimento, placava la sete di quelle viti. L’uva che maturava si presentava sempre assai rigogliosa, dolce e ad acini pieni, tronfi; noi ragazzi prediligevamo quella bianca ovvero quella nera, ma allora era una “grata de s-ciaa”. Ci è stato raccontato, proprio questa estate 2012, che i contadini della zona del Batoccolo ancora utilizzano l’acqua dell’omonima sorgiva portandola però tra i filari per mezzo di pompe che pescano nel fosso di derivazione. Dicono pure che esiste tuttora una “rotazione” nell’uso dell’acqua del Batoccolo anche se non tassativa, come lo è stata una volta, e non sempre rispettosa dei diritti di tutti. Una parte dell’acqua, nei tempi passati, andava parzialmente persa poco prima della zona della Cascina Follo mentre la gran parte andava a percorrere il suo corso regolare accompagnando, sul lato destro, l’intera via che dalla Cascina giungeva (prima dell’avvento della superstrada) al lavatoio posto nei pressi del bel cortile detto löc de la Begia.

Fonte: Achille Giovanni Piardi

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