Fossili a Gussago, un museo a cielo aperto

Belemnite

In un volume recentemente pubblicato la sorprendente ricchezza paleontologica.

Ammoniti, crostacei e conchiglie bivalvi arcaici custodi delle colline di Gussago. Antichi e stupefacenti fossili stanno risvegliano l’interesse degli abitanti del Comune franciacortino, stimolati anche dalle recenti e allettanti vendite all’asta di reperti paleontologici: risale infatti alla fine di luglio l’incanto di un presunto coprolite (sterco fossilizzato), lungo più di un metro, risalente a sei milioni di anni fa e battuto, in America, per oltre 10mila dollari. Escrementi preziosi, tanto che alcune prestigiose case di orologi li hanno utilizzati come quadrante per i prodotti più esclusivi, venduti anch’essi a migliaia di dollari. Ma per gli appassionati di Gussago e per tutti gli italiani si può trattare soltanto di una caccia di tipo fotografico. I fossili, infatti, rientrano nell’ambito dei beni culturali, e appartengono dunque allo Stato. In caso di detenzione, deve essere dimostrato il possesso dell’oggetto prima delle leggi del 1939 oppure la regolare importazione, da Paesi in cui il prelievo è consentito.

Le rocce più antiche di Gussago risalirebbero al periodo Giurassico (Era Mesozoica), circa 190 milioni di anni fa, l’affascinante e misteriosa era dei dinosauri. Le Alpi e le Prealpi lombarde, di cui il territorio gussaghese fa parte, si trovavano sotto la superficie del mare. E proprio per questo motivo, passeggiando per le colline del territorio, costituite esclusivamente da rocce di origine marina, non risulta inusuale, aguzzando la vista e allenando l’occhio, rilevare insoliti intarsi, che si rivelano spesso conchiglie, invertebrati oppure pesci intrappolati per ere in sedimenti fossilizzati. Un patrimonio paleontologico interessantissimo screzia, così, le formazioni rocciose gussaghesi e viene enucleato con perizia nel volume «Scopriamo Gussago» pubblicato a cura di Fulvio Schiavone e del Gruppo Sentieri di Gussago, in collaborazione con l’Ente locale. «Il territorio di Gussago – si trova scritto nel volume – presenta interessanti fossili dell’Era Mesozoica, per lo più invertebrati marini». Nelle rocce calcaree che contraddistinguono l’area di Ronco di Gussago si rinvengono principalmente le ammoniti, molluschi cefalopodi provvisti di conchiglia avvolta a spirale in cui viveva un organismo molto simile a una seppia. Il genere Plylloceras sarebbe quello più diffuso e facilmente individuabile in queste zone. Altro sito particolarmente fruttifero per gli interessanti ritrovamenti di antichi organismi è la formazione di maiolica – costituita da calcari biancastri ben stratificati – che si incontra lungo il tratto della strada che porta a Concesio, nella zona tra le due gallerie lungo la Provinciale 19. Qui il terreno risulterebbe particolarmente fecondo per il ritrovamento di Belemniti – molluschi cefalopodi -, di Brachiopodi – conchiglie divise in due valve – e in alcuni casi anche resti di organismi più complessi come i pesci. Un museo a cielo aperto, e, proprio come accade nei musei la regola principale è: vedere ma non toccare, per il bene della natura e per poter tramandare importanti testimonianze del passato ai posteri. Intanto la caccia fotografica continua, con raffronti e mille ipotesi, specie sulla presenza di coproliti di dinosauri.
Federico Bernardelli Curuz

Fonte: Giornale di Brescia

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