
La sfida bresciana alla Francia. Una rivalità, più virtuale che reale, che di fatto rende il Franciacorta la bollicina italiana apprezzata in tutto il mondo. Con una sempre maggiore vocazione al biologico, il Franciacorta (che oltre alle celebri bolle esiste anche nella versione rossa come vino fermo) è il fiore all’occhiello della tipicità bresciana. Difficile trovare nella realtà enogastronomica bresciana un qualcosa che nel mondo sia più celebre, forse solamente il Grana Padano, con sede del consorzio a Desenzano, può avere un appeal simile sui mercati nazionali e internazionali. Silvano Brescianini, alla guida del Consorzio da qualche mese, guarda al futuro con fiducia.
«La costante dei nostri associati è rappresentata dal lavoro, dall’impegno e dalla voglia di fare “a testa bassa” con grande amore e orgoglio. Trent’anni fa quando abbiamo iniziato questo percorso qualcuno rideva», ricorda Brescianini, «ora non più». Metodo e tradizione. Tutto questo è stato possibile anche e soprattutto grazie ai «padri»e del metodo Franciacorta, il Consorzio Franciacorta che ogni giorno svolge un lavoro che si articola in diverse attività: dalla tutela del marchio e del territorio, alla valorizzazione del prodotto attraverso un continuo lavoro sul disciplinare; dall’informazione al consumatore fino alla promozione del Franciacorta quale espressione di un territorio, di un vino e di un metodo di produzione. Fondato il 5 marzo del 1990 da 29 produttori, il Consorzio ha sede a Erbusco, nel cuore della Franciacorta, e oggi come oggi conta 115 cantine e oltre 200 soci tra viticoltori, vinificatori, imbottigliatori e membri della filiera produttiva delle denominazioni Franciacorta Docg, Curtefranca Doc e Sebino Igt. A caratterizzare il consorzio un logo, la effe merlata, contraddistingue i suoi vini richiamando le antiche torri medievali caratteristiche dei 19 comuni che costituiscono la Franciacorta: Adro, Brescia, Capriolo, Cazzago San Martino, Cellatica, Coccaglio, Cologne, Corte Franca, Erbusco, Gussago, Iseo, Monticelli Brusati, Ome, Paderno Franciacorta, Paratico, Passirano, Provaglio d’Iseo, Rodengo Saiano e Rovato. Con oltre il 65% dei vigneti del territorio a conduzione biologica, la Franciacorta è una delle prime Denominazione a livello internazionale per quota di viticoltura bio. Questa tendenza è in continuo aumento, di pari passo alla sensibilità dei produttori e alla loro volontà di tutelare il futuro del territorio. Molte aziende, dalle grandi alle piccole, si impegnano infatti ogni giorno a dare un significato più ampio alla qualità del proprio vino, non solo dal punto di vista organolettico, ma anche come qualità etica. Ogni passo compiuto verso questo obiettivo è stato supportato dal Consorzio Franciacorta attraverso numerose attività e progetti che hanno creato un indotto attorno al vino bresciano. Bottiglie: 17,5 milioni. I numeri del consorzio sono in ogni caso degni di nota: ad oggi si contano 3.229 ettari coltivati con una produzione compressiva di 17,5 milioni di bottiglie di cui quasi 2 milioni vengono vendute all’estero. Una soddisfazione per il metodo Franciacorta, regolamentato da norme rigide e scrupolose che hanno l’obiettivo di ottenere vini di alta qualità attraverso l’utilizzo di vitigni nobili, raccolta a mano, rifermentazione naturale in bottiglia e successiva lenta maturazione e affinamento sui lieviti. Un procedimento codificato che rende il Franciacorta un prodotto unico a livello mondiale. Un gioiello che nelle zone tra Brescia e il Sebino custodiscono gelosamente: un’eredità tramandata nel corso degli anni che rappresenta il tesoro di un territorio.
Fonte: Bresciaoggi