FuoriFestival Rinascimento culturale: “I robot del futuro? Non saranno più intelligenti di noi”

Naselli Fuorifestival Rinascimento culturale gennaio 2020

Che cosa hanno in comune il velcro e la bardana, il martin pescatore e un treno ad alta velocità, l’osso dell’anca e la Tour Eiffel? Tutto. Lo ha spiegato Giovanna Naselli giovedì sera a Gussago, tappa del festival Rinascimento Culturale, nell’incontro «La natura geniale cambierà il mondo: i robot del futuro e le piante». Inventori e scienziati contemplano da tempo l’efficienza dei sistemi naturali, inseguendo il sogno di replicarli – o almeno trarne spunto – nel mondo artificiale. A volte ci riescono: «Leonardo Da Vinci osservava il volo degli uccelli per costruire macchine volanti. Erano buone idee, ma non esistevano tecnologie per trasformarle in buone invenzioni. Oggi esistono». Naselli, ingegnere meccanico, lavora al Centro di Micro-BioRobotica dell’Istituto Italiano di Tecnologia di Pontedera; insieme a un gruppo di ricercatori guidati da Barbara Mazzolai studia la robotica bioispirata, nata per inserire nei robot meccanismi simili a quelli che governano la vita di animali e piante. «I robot tradizionali non hanno capacità di adattamento. Sono programmati per svolgere un compito alla perfezione, ma solo quello e solo in certe circostanze. La natura, al contrario, inventa soluzioni a seconda dell’ambiente».

Due ricercatori statunitensi, Robert J. Full e Mark Cuktosky, sono tra i pionieri della robotica bioispirata: colpiti dal passo della blatta, che in un secondo percorre cinque volte la sua lunghezza, hanno ideato un robot simile a un insetto, capace di muoversi a sorprendente velocità. Possiamo solo immaginarne le applicazioni: «Gli animali fanno cose incredibili. Un altro esempio? Imitando i tentacoli del polpo potremmo costruire strumenti flessibili di grande aiuto nella chirurgia». Gli animali sono solo un volto della natura geniale: a Pontedera Mazzolai conduce il progetto «GrowBot», per costruire robot che crescano come le piante. Follia? È già realtà: tra i «plantoidi» c’è una radice artificiale. «Una minuscola stampante 3D sulla punta della radice replica un filo di tessuto che si avvolge su se stesso, creando la massa che spinge il robot in profondità. Si potrebbe usare nell’analisi dei terreni agricoli». Una ricerca pronta a rivoluzionare il mondo. Non è rischioso avventurarsi tanto in là nel campo del sapere, chiede il pubblico? «No – risponde Naselli – saremo sempre più intelligenti delle macchine. Un robot può batterti a scacchi, ma la differenza è che lui non lo sa».
Andrea Turla

Fonte: Bresciaoggi

Per approfondire:
rinascimentoculturale.it

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