Per quasi due anni, dal maggio del 2019 all’inizio del 2021, erano diventati il terrore di tanti adolescenti di città e provincia vittime delle loro aggressioni a scopo di rapina. Per sei componenti della banda, Gang 88 il nome del gruppo di giovani e giovanissimi delinquenti sgominato nel marzo di un anno fa dai carabinieri che avevano notificato 19 ordinanze di custodia cautelare, sono arrivate le condanne al termine del processo celebrato con il rito abbreviato davanti al gup Alessandra Sabatucci. Rapina, estorsione, furto con strappo e spaccio di stupefacenti i reati contestati ai sei, tutti ventenni (cinque di origine africana e un italiano), cinque dei quali erano accusati anche di associazione a delinquere.
Il gup ha condannato a quattro anni, nove mesi e 20 giorni di carcere (la pena è stata scontata di un terzo per effetto del rito abbreviato) il capo della banda, il 22enne Assane Bara (Capo Afa, il nome con cui era conosciuto non solo dai suoi complici, ma anche dalle vittime) che nei mesi scorsi aveva anche patteggiato un anno e quattro di reclusione per avere accoltellato a Prevalle un coetaneo colpevole di averlo indicato come il responsabile di una rapina avvenuta in una discoteca della provincia. La pena più alta, cinque anni e venti giorni di reclusione, il giudice dell’udienza preliminare l’ha inflitta al ventenne Hamidou Niaone che, secondo gli inquirenti, aveva il compito di pianificare le aggressioni messe in atto nei confronti di piccoli spacciatori che venivano derubati del denaro e dello stupefacente poi rivenduto dalla banda. A cinque anni è invece stato condannato il 22enne Bilel Salah il cui compito all’interno di Gang 88 era quello di recuperare, anche con le maniere forti, il denaro da chi contraeva debiti con la banda. Più «lievi» le pene inflitte agli altri tre componenti del gruppo giudicati con il rito abbreviato: Simone Martello, unico italiano finito dal gup, è stato condannato a tre anni e due mesi, mentre Omar Dorhi e Ismail Alaoui (coinvolti in alcune rapine messe a segno dalla banda) sono stati condannati rispettivamente a 3 anni due mesi e 20 giorni e a tre anni e 10 mesi di reclusione. Il giudice, che ha disposto anche l’espulsione dall’Italia per i ragazzi non cittadini italiani, si è preso 90 giorni per il deposito delle motivazioni.
A fare partire le indagini era stata la denuncia di una donna che ai militari della stazione di Gussago aveva raccontato di avere subito il furto di alcuni monili d’oro (9 mila euro circa il valore) avvenuto nella sua abitazione nel maggio del 2019. I figli della donna avevano cercato di farsi «giustizia» da soli aggredendo il presunto responsabile, un componente sedicenne della banda che poche settimane dopo insieme agli altri «soci» aveva dato vita ad una vera e propria caccia all’uomo per le vie del centro di Brescia per dare una lezione ai due fratelli che l’avevano affrontato. Un anno fa erano scattati i provvedimenti: in otto, quattro i minori, erano finiti in carcere, altri otto (tra cui l’unica ragazza della banda) ai domiciliari.
Paolo Cittadini
Fonte: Bresciaoggi