
Quando la sfida tra la Triestina 1946 di Milano e l’Ome, dopo 120 minuti senza gol, è andata ai calci di rigore, Gianluca Manini (abita a Gussago), classe 1983 e che di mestiere da una vita fa il portiere, ha pensato di non avere nulla da perdere. «Venivo da un intervento decisivo proprio al 120’, sul loro unico tiro in porta, un cross sporco che sono riuscito a smanacciare con un bel colpo di reni – racconta – e dunque ero molto carico. Certo, non potevo immaginare cosa sarebbe accaduto dal dischetto». 28 tiri. Proprio così, perché se è vero che il calcio a volte prende strade tortuose, nel caso dell’Ome il sentiero è stato pieno di bivi e dirupi. «Per comprendere la follia del nostro epilogo – spiega Manini -, non basta ricordare che sono stati calciati 14 rigori per parte, quasi un record. No: noi abbiamo avuto la palla del 5-3 che avrebbe chiuso i giochi e loro per tre volte quasi consecutive hanno sbagliato, ad oltranza, il potenziale rigore decisivo. Mai visto, nemmeno in televisione».
E qui entra in gioco Manini, che è sempre stato un para rigori. «Ho intuito tutti i primi cinque tiri, ma senza fermarli (l’unico errore locale un pallone sul fondo). La parità non s’è più schiodata e al decimo rigore toccava a me. Essendo rimasti in dieci, non potevo esimermi dal calciare. È andata male ed ho visto buio». Invece qualcosa è scattato. «Dopo essermi fatto prendere dallo sconforto, ho pensato che se l’avevo sbagliato io, poteva sbagliarlo anche il loro estremo, che calciava dopo di me. Non so perché abbiano scelto lui e non l’ultimo dei giocatori di movimento che ancora doveva calciare. In ogni caso ho intuito pure questo: stavolta il palo mi ha aiutato e la palla mi è rimbalzata addosso. Eravamo ancora in corsa». A quel punto la serie dei rigori per Manini è cambiata completamente. «Non ho preso un tiro sui primi dieci tentativi e degli ultimi cinque ne ho parati due. Era l’unico modo per rimanere in corsa, dato che anche noi continuavamo a sbagliare. Se ho pensato che fosse finita? Sì, sono sincero: quando concedi tanti match point, non puoi essere ottimista. Invece è andata bene a noi».
E a Manini, da zero a mito nel giro di una decina di rigori. «Ci tenevo a questa promozione: in carriera ero già retrocesso a Chiari, Verolanuova e Gussago, giusto lo scorso anno. Mi mancava una gioia piena: non abbiamo vinto il campionato, ma dopo una serie play off del genere il valore e l’entusiasmo sono gli stessi». Ora che tutto è (quasi) finito (domenica è in programma l’inutile, per i bresciani, gara contro il Brebbia), puoi dirci quale è stata la parata più dura? «Quella al 120’: fossi caduto prima, non l’avrei presa». E noi non avremmo scritto della serie di rigori forse più folle di sempre.
Giovanni Gardani
Fonte: Giornale di Brescia