Anche quest’anno grazie all’associazione ANEI di Gussago un gruppo di ragazzi delle terza media “A. Venturelli” al termine di un percorso di studi svolto in classe sulla resistenza ha potuto visitare i luoghi dove i “fatti” studiati sono avvenuti. Quest’anno i ragazzi accompagnati dal Prof. De Pascalis, dal Prof. Nichilo, dalla dirigente scolastica Dott.sa Massetti, dall’Assessore alla cultura Professoressa Paola Ricci e dalla sottoscritta che sostituiva il Presidente Anei Cartella impossibilitato nel partecipare per problemi di salute.
Abbiamo raggiunto Cuneo e Borgo San Dalmazio sui sentieri della Memoria. L’inizio del nostro percorso è stato il Museo “Casa Galimbeti”: visitare questa casa è come fare un salto nel passato, le sue stanze e le atmosfere portano il visitatore alla prima meta del novecento. In queste stanze visse e prese coscienza del mondo Tancredi junior ( 1906/1944) avvocato, comandante partigiano delle formazione Giustizia e Libertà ed Eroe Nazionale della Resistenza. Ci siamo poi recati al Municipio dove ci attendeva il Sindaco di Cuneo Federico Borgna, che è il primo non vedente alla guida di un capoluogo di provincia. Salendo lo scalone che ci portava alla sala consigliare la nostra guida si è soffermata davanti alla lapide di Pietro Calamandrei (Firenze 1889-1956 giurista, antifascista, fondatore del Partito d’Azione, comandante partigiano, deputato) che rappresenta i sentimenti e valori della resistenza, in risposta alla tracotanza del Feldmaresciallo A Kesserling il quale affermava d’essere un benefattore dell’Italia nella salvaguardia delle città d’arte come Firenze e Roma e per questo si meritava un monumento.
Dopo il saluto del sindaco …e una pausa per il pranzo ci siamo recati al Monumento alla resistenza Italiana inaugurato il 7 Settembre dal Presidente della camera Sandro Pertini e dal senatore F. Parri. Da li abbiamo raggiunto Borgo San Dalmazzo visitando il museo della deportazione dove il 21 novembre 1943 furono ammassate sul piazzale della stazione ferroviaria 329 persone, uomini, donne, bambini, che, fatti salire sui vagoni merci, furono condotti prima al campo di Drancy, presso Parigi e poi ad Auschwitz, dove 311 di loro furono uccisi. Erano ebrei stranieri, in fuga dalla Francia, rinchiusi da due mesi nel campo di concentramento allestito poco lontano. Il 15 febbraio 1944, altri 26 ebrei furono deportati da questa stazione, diretti a Fossoli di Carpi, da dove sarebbero poi stati inviati ad Auschwitz o Buchenwald. Soltanto due di loro sopravvissero. I nomi di queste persone stanno, tutti in fila come allora, sul piazzale che li vide partire per l’ultimo viaggio dopo anni di persecuzioni. Il nome di chi è tornato è in piedi, a testimoniare la forza di interpellare i passanti ed i visitatori con una testimonianza vivente. I nomi sono accostati tra loro secondo i legami familiari, perché fu così che partirono sui vagoni, stretti l’uno all’altro nel tentativo di rassicurarsi al momento di affrontare ancora una volta l’ignoto. Ogni nome è una rete di legami che è stata strappata. Il memoriale è costituito da una piastra in cemento armato, un’ipotetica banchina di servizio ai vagoni merci acquisiti dal Comune in memoria della deportazione qui avvenuta. Circondata da massi di varia dimensione, la piastra sostiene le venti sagome in piedi rappresentanti i sopravvissuti e le trecentotrentacinque lastre fissate a terra riportanti il nome di ogni deportato che non ha fatto ritorno dai campi di sterminio. Di ogni persona vengono riportati i seguenti dati: nome, cognome, età iscritta nel registro all’entrata nel campo di concentramento di Borgo, la nazionalità di origine (indicata con una sigla). Inoltre ogni gruppo famigliare viene separato da quello successivo mediante una lastra di metallo non incisa in modo da poter rintracciare rapidamente i rapporti di parentela. Qui con una piccola cerimonia abbiamo depositato una corona d’alloro per sottolineare il nostro ricordo. Penso che questo viaggio per i ragazzi sia stato un momento di riflessione ed di impegno affinché con il loro comportamento non debbano esserci mai più simili atrocità. Ricordo nel Giugno del 1947 il gonfalone della città di Cuneo fu decorato con la Medaglia al valor Militare per la resistenza.
A cura di Iosemilly De Peri