Il mondo verticale di Giulia: “Io, guida alpina dentro”

Giulia Venturelli

Una stella alpina. Puro e prezioso, luminoso e modesto, il sorriso di Giulia Venturelli ricorda quei fiori che crescono in alto, dove i sentieri finiscono e per avventurarsi tra rocce e morene occorre una persona come lei: «Guida alpina. La prima volta che ho espresso il desiderio di diventarlo è stato in un tema delle medie. Una figura affascinante, come il pompiere o il pilota d’aerei per i bambini che dicono cosa vogliono fare da grandi». La montagna ha sempre fatto parte della sua vita: «Da piccola mio padre portava in gita me e i miei cugini: un gioco. Da Gussago ci vuole solo un’ora e mezza per raggiungere le montagne bresciane, ma abbiamo girato per tutte le Alpi». Pian piano le camminate si fanno più impegnative: corda, chiodi e imbracatura trasformano il piano inclinato del sentiero in una parete di roccia da affrontare mani e piedi: «L’arrampicata permette di sperimentare la dimensione verticale, cui non siamo abituati. Il terreno sotto i piedi è la pietra contro il tuo corpo: tutto appare in una nuova prospettiva». Giulia comincia ad arrampicare da piccola, guidata dal papà, e prosegue da adolescente. Ci sono diversi tipi di arrampicata: in quella sportiva l’ancoraggio per la corda è già fissato alla parete, in quella classica si pianta da sé. Nell’arrampicata a falesia si discende una volta raggiunto il chiodo, la scalata multipitch prevede ancoraggi consecutivi, per salire sempre più in alto. La parete può essere inclinata, verticale o a strapiombo ovvero con la cima più sporgente della base. L’arrampicatore principiante inizia dalle pareti facili, con più appigli. Esistono pareti completamente lisce: quelle di ghiaccio. «Cambia l’attrezzatura – spiega Giulia – le scarpe hanno i ramponi per forare il ghiaccio e le mani non toccano direttamente la superficie, ma stringono le piccozze da conficcare nella parete. Si scalano le cascate. Affascinante pensare di risalire un muro d’acqua solida, che prima scorreva e schiumava e molto presto scroscerà, di nuovo liquido». L’arrampicata su ghiaccio non è la cosa più faticosa del mondo? «Ma no. Basta allenare la tecnica e abituarsi al freddo – la risposta -. Sì, è faticoso, ma dipende da come si vive la fatica». Forse meno arduo, ma non meno avventuroso, è il 3° sport di Giulia: sci alpinismo. Fuori dalle piste ci si tuffa in distese di neve selvaggia: «Prima si sale, con gli sci avvolti in una membrana ruvida che aderisce al manto nevoso». Poi si scende. I percorsi non sono indicati, gli sciatori esperti li conoscono: «Sono segnalati su internet, dove si possono trovare pure le mappe. Spesso attraversano zone boschive: attenzione al terreno, non uniforme come sulle piste». Giulia pratica questi sport, senza sapere che diventeranno il suo lavoro. Intanto si laurea in scienze del servizio sociale. Ma la vita al chiuso non fa per lei: «Abbiamo bisogno di stare all’aria aperta. I nostri nonni coltivavano i campi e andavano in bicicletta, noi viviamo rinchiusi in casa, imbottigliati in macchina o in coda al supermercato». Il percorso per diventare guida alpina è impegnativo: innanzitutto bisogna superare una selezione, dando prova della propria abilità nell’arrampicata e nello sci. Poi un corso di 100 ore che dura un anno e mezzo: si approfondiscono le norme di sicurezza e la didattica: «Che tu sia sciatore e arrampicatore provetto è dato per scontato, insegnarlo è diverso. Al termine del corso, l’esame per diventare aspirante guida alpina: puoi lavorare, con qualche limitazione. Dopo altri 2 anni l’ultima valutazione, una simulazione in cui gli esaminatori interpretano un gruppo di clienti». Giulia ha superato tutte le prove nel 2018, a 28 anni, diventando la guida alpina più giovane del Bresciano. Oggi accompagna gli escursionisti e tiene corsi di arrampicata e sci alpinismo. C’è una quarta disciplina in cui è esperta: in inglese si chiama «mountaineering», in italiano «alta montagna». È l’arte di abbandonare i sentieri e incontrare la montagna nuda: «Un cliente mi ha detto che gli avevo trasmesso la passione col sorriso. Mi ha reso felice: è ciò che cerco di fare».
Anna Castoldi

Fonte: Bresciaoggi

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