Come in questi giorni di giugno del 1940 l’Italia entra in guerra, sino a quel momento rimastane fuori. Moltissimi ragazzi gussaghesi ed anche non più ragazzi, anzi padri di famiglia, sono da qualche settimana richiamati alle armi ed in guerra dal 10 giugno 1940 sul Fronte Occidentale. Presto, prontamente, rientrarono, ma, poi, per quasi tutti vi fu subito l’Albania/Grecia e ancora dopo l’Africa e la Russia. Per moltissimi la prigionia – non prigionieri, non tutelati dalla CRI/Convenzione di Ginevra, ma in Campo di Concentramento del Reich dislocati in diversi paesi europei. Ricordiamoli! Una foto, una sola per tutti.
Non è che si voglia ricordare la guerra con nostalgia della stessa; stiamo parlando del sacrificio che i nostri padri, nonni dei nostri figli e bisnonni dei nostri nipoti compirono! Giusto sacrificio? …questa è altra cosa! Solo una domanda dovremmo porci: “Cosa avremmo fatto noi”? … alcuni gussaghesi, classe 1915, si sono fatti 11 complessivi anni di guerra e/o servizio militare/prigionia/campo di concentramento ed ancora prigionia di nuovi nascenti indipendenti paesi. Sì, è un discorso ermetico, poco comprensibile, ma la spiegazione mi porterebbe troppo lontano e necessiterebbe di tante righe di testo, righe che pochi o nessuno leggerebbe. “Bisogna dimenticare” è lo slogan! Ecco spiegato perché, magari sotto altre forme, la bestia dell’odio/guerra è destinata a tornare, non ce ne siamo ancora accorti? Che ve ne pare?
Volete un esempio emblematico del sacrificio di un gussaghese della classe 1915? Si tratta di un altro soldato gussaghese diverso dall’Alpino in foto, questo è Vittorio, che in divisa di anni ne ha trascorsi … solo 10, la cui figlia ricorda: “Mio Papà diceva che era stato via 10 anni, tutta la sua gioventù! Tornato dal campo di prigionia pesava 31 kg”.
Eccolo l’esempio annunciato relativo, invece, all’Artigliere da Montagna navezzese:
- servizio militare ordinario, “Dè pèrmanènt”;
- inviato sul F.O. Fronte occidentale nella primavera,10/06 -1940;
- inviato in Albania, fronte greco-albanese nel 1941;
- ritorno in Italia ed invio in Russia nell’estate 1942;
- rientro dalla campagna di Russia e catturato nei pressi del Brennero dai tedeschi il’8 settembre 1943 a causa dello Armistizio;
- inviato in Campo di concentramento in Germania, diversi Campi;
- liberazione da parte dal Campo di Concentramento sito nella zona di Amburgo e ritorno sulla strada di casa; non sarà così…;
- camminando, giunge nella zona austriaca/slovena-iugoslava di Maribor (Adesso nota per lo sci);
- nuovamente catturato dai “soldati” Titini e nuovamente imprigionato dagli stessi nella nascente Iugoslavia;
- finalmente liberato, torna a casa: dopo 11 anni e sei mesi.
A. – questa la prima lettera del suo nome – cerca un lavoro; a 36 anni, “quale premio”, va a cavar pietrame per calce al Medol di Navezze, dai Buffoli, ma, poi, necessita vada, sempre dai Buffoli, a Carcina, così tutti i giorni inforcando la sua bicicletta supera il passo della Forcella, ogni mattina ed a sera per far ritorno a casa, a Navezze, onde poter tornare “riposato” sul posto di lavoro alle 6 dell’indomani, in Val Trompia. Lascia la sua famiglia, “sicuramente per il Cielo della vita eterna”, a 83 anni.
A cura di Achille Giovanni Piardi.