Tutto ebbe inizio una sera d’inverno, più precisamente una domenica sera di gennaio 2014, in cui un signore di nome Domenico Baiguera propose ad una cerchia di ragazzi e al Don di intraprendere un viaggio verso Roma in bicicletta. Inizialmente questa proposta fu criticata e molti dissero a Domi, fra cui io: “ma tu sei pazzo!”, però questi ragazzi accettarono la sfida e per prepararsi a questa impresa ogni domenica mattina, fino al giorno fatidico della partenza, si allenarono; dopo qualche mese, più precisamente il 21 aprile (il giorno di Pasquetta) il gruppo che ormai si era formato partì.
Bhe… vorrei fare una premessa, il gruppo era formato da: Domenico Baiguera (Capo), don Mauro, Severino Bona, Cosimo Lagrotteria, Alessio Scaramella, Mauro Ragazzoli (Coppi), Francesco Bona (che purtroppo per un problema non è riuscito a partecipare a questa magnifica esperienza), ed infine Donato e Francesco Bianchi, i quali ci seguivano col furgoncino. Dunque stavamo dicendo il 21 aprile alle ore 8:00 siamo partiti dalla piazza di Gussago per arrivare a Parma, il primo tragitto è stato fatto in furgone onde evitare pericoli perché la strada era molto noiosa e pericolosa fino a Parma, una volta arrivati a Parma abbiamo fatto colazione e siamo saliti subito in sella per affrontare la parte più “difficile” del nostro percorso: la Cisa, che in fondo devo dire non è stata tanto faticosa; quel giorno abbiamo pedalato circa 120 chilometri per arrivare a Massa, in cui in teoria ci avrebbe ospitato un oratorio, ma come si suol dire la sfortuna capita quando meno te l’aspetti e a noi quel giorno è arrivata puntuale perché l’oratorio che ci doveva ospitare fu demolito qualche giorno prima; però grazie a don Mauro abbiamo trovato questo convento, che veramente ancora oggi ringrazio il gesto di ospitalità e accoglienza che al giorno d’oggi si fa fatica a trovare.
Il giorno seguente ci aspettava un altra pedalata, la sveglia era prevista per le 6:30, tempo di sistemare il tutto alle 7:30 eravamo in sella per raggiungere la seconda tappa: Cecina. Si sa che la notte porta consiglio, ed i consigli che la notte ci ha portato sono stati quelli di percorrere tutto il percorso da tappa a tappa tutto d’un sol fiato, infatti alle 14:00 eravamo già arrivati a destinazione e ciò ci ha permesso di goderci di più la città; quel giorno abbiamo solo fatto una piccola sosta a Pisa; una volta arrivati a Cecina ci siamo preparati con calma e abbiamo visitato in grande la città.
Il giorno successivo la sveglia era sempre prevista per le 6:30, solo che questa volta la sveglia al posto che essere un semplice telefono impostato con una suoneria molto rilassante a svegliarci sono state le cuscinate da parte del Domi; dopo una breve pulizia del luogo e dopo aver montato le biciclette siamo partiti a 7:30; durante il viaggio ci siamo fermati vicino ad Alberese in riva al mare per mangiare, e subito dopo siamo ripartiti per arrivare in un’oretta ad Alberese, dove ci aspettava un prete messicano; finito di sistemare tutto abbiamo visitato il parco dell’Uccellina, in cui abbiamo fatto un bel tuffo in mare; successivamente siamo tornati in oratorio per lavarci e cambiarci per poi andare a mangiare in un Agriturismo stra bello che distava 15 chilometri dall’oratorio che ci ospitava; finito di cenare siamo tornati in oratorio e siamo andati a dormire.
Il giorno dopo la sveglia era sempre prevista per le 6:30 e il Domi non si lasciava scappare l’occasione di svegliarci a cuscinate; la partenza è avvenuta alle 7:30 per raggiungere Ladispoli, un paesino sulla costa distante circa 30 chilometri da Roma: anche a Ladispoli siamo arrivati durante il pomeriggio, in cui abbiamo trovato un oratorio che ci ha ospitato; dopo esserci rilassati e cambiati abbiamo partecipato alla messa, in cui don Mauro era uno dei celebranti insieme al prete della parrocchia. La sera siamo andati a cenare in un ristorante di Roma, e una volta finito abbiamo fatto un giretto e poi siamo tornati a Ladispoli per dormire e per prepararci per gli ultimi 30 chilometri da percorrere.
Il giorno seguente sveglia sempre alle 6:30 e partenza per le 7:00; in mattinata siamo arrivati a Roma centro e a quel punto abbiamo visitato alcuni luoghi importanti, tra cui:
- Piazza San Pietro;
- il Colosseo;
- la Fontana di Trevi;
- Piazza di Spagna.
Abbiamo visitato la città fino a 15:30 ed alle 16:30 siamo partiti in furgone per ritornare arrivati a Gussago per le 23:30.
Questo che vi ho descritto è il viaggio che abbiamo fatto, ma ora vorrei anche puntualizzare che questo non è solo stato un pellegrinaggio e basta, ma è stato anche un cammino di “fede” che abbiamo intrapreso. Dico di “fede” perché questa gita è stata utile per tutti: lo è stato non tanto perché c’era il don con noi ma perché ci siamo accorti che per raggiungere un obbiettivo bisogna sudare, bisogna crederci, ma soprattutto bisogna metterci il cuore, non è una cosa da fare con superficialità ma una cosa da fare perché io mi pongo un obbiettivo e voglio raggiungerlo; perché in fondo amare la vita attraverso la fatica equivale a penetrarne il segreto più profondo; dopo ovviamente noi avevamo anche il don il quale con la sua fede vera e propria ha cercato di compiere questo viaggio con accanto Gesù e chi lo sa, magari Gesù il quel momento lo avevamo accanto anche noi! Vorrei anche dire che ogni sera ci trovavamo tutti, come gruppo per pregare non con una preghiera vera e propria, ma con una lettura tratta da un libro di don Gallo (veramente un mito quest’uomo). Bhe… poi che dire, secondo me è stata un esperienza fantastica, un esperienza che ci ricorderemo per tutta la vita, ma non perché siamo arrivati a Roma in bicicletta, ma perché questa esperienza è stata fatta da un gruppo, che si era formato, un gruppo unito, un gruppo che se lo guardavi dall’esterno sembrava una persona sola.
Infine vorrei invitarvi a fare della vostra vita un capolavoro, perché la vita è una sola, non buttiamola via, godiamoci i momenti, ma soprattutto ricordate che: nella vita se volete raggiungere un obbiettivo dovete sudare e faticare perché ricordate sempre che il miglior riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava ma ciò che si diventa grazie ad essa.
A cura di Mauro Ragazzoli