Gussago in pista per salvare il vino rosso “Cellatica”

L’assessore alle Attività produttive scende in campo dopo l’operazione spiedo De.Co.

Difficile invocare il Panda, il simbolo del Wwf, per un vino per quanto fortemente identitario di un territorio. E pure mettere un calice di rosso accanto al cinematografico soldato Ryan (non siamo in guerra, dopotutto). Ma la sorte del Cellatica, robusto vino rosso che si produce a Gussago, Brescia e Cellatica, comincia a stare a cuore a molti che chiedono di salvarlo.

Anche il Comune di Gussago, in occasione della presentazione della fortunata manifestazione «Lo spiedo scoppiettando», dice, per bocca dell’assessore alle attività produttive Giovanni Coccoli: «Adesso tocca al vino».
Vino che quei mille che hanno affollato la piazza il 6 settembre scorso e i molti che approfitteranno dei giovedì dello spiedo nel 14 locali di Gussago (dal 27 prossimo al 29 novembre) hanno avuto modo di riscoprire o magari scoprire di bel nuovo.

Già, perché di Cellatica se ne produce ormai pochissimo (poco più di 100mila bottiglie) e a produrlo sono sette cantine che lo imbottigliano secondo tradizione più per devozione alla terra che le ospita che per reale interesse economico. Però il Cellatica, insieme al Botticino, ha scritto la storia delle nostre osterie. La prima mossa del Municipio di Gussago è stata quella di imporre il Cellatica Superiore (quello giovane è pressoché scomparso) in abbinamento allo spiedo a Denominazione comunale, una sorta di integrazione alla De.Co.

Il panorama produttivo dice che se volete un Cellatica di tradizione, pronto e beverino, dovete rivolgervi alle storiche cantine Milesi che producevano questo vino ben prima che diventasse una Doc.
I Milesi sono ancora i maggiori produttori della tipologia. Pronto e franco anche il Cellatica della Cooperativa (anch’essa convertitasi da tempo al Franciacorta) e di Cascina Stella.
Più importante, complesso ed evoluto e pieno di fascino il Cellatica superiore de Le Cantorie, la splendida cantina che domina l’abitato di Gussago. Sulla stessa linea è il vino di Gatta, che è decisamente più tannico. Ancora più impegnativo è il Clavis di Ca’ de Vent. Alle aziende che credono nel vino rosso va aggiunta la Castello di Gussago dei Gozio, il cui vino rosso di punta è tuttavia un taglio bordolese.
La manifestazione gussaghese ci ha ricordato che a fine pasto ci vuole una buona grappa e che qui prosperavano le maggiori distillerie bresciane. Il rimando è ovviamente alle distillerie Peroni Maddalena e Franciacorta senza dimenticare la piccola storica produzione di Frassine.
Gianmichele Portieri

Fonte: Giornale di Brescia

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