L’epica impresa dello scavo per la Torre Campanaria

Progetto campanile Gussago

L’edificazione della Torre Campanaria per la nostra Chiesa Parrocchiale – “da tanti anni desiderata dai fedeli di Gussago e dagli Amici dell’arte”, come si legge in una lettera della Fabbriceria al Comune – era stata decisa tra il 1920 e il 1924; i lavori, su progetto dell’arch. Angelo Albertini (1883-1947), avevano avuto inizio fin dal 1925. Prima della costruzione vera e propria, fu effettuato, ad opera di solo volontariato, uno scavo, autorizzato dal Commissario Prefettizio il 20 agosto 1926: e di questo lavoro sappiamo da un quaderno-diario dove sono riportati giorno per giorno le presenze, i lavori, le varie forme di sostentamento dei lavoranti. In fondo a questo libretto, redatto tra 25 ottobre 1926 e 2 agosto 1927, si riporta “Fine del 2° quaderno”, con firma di un Bontempi , per cui si presume che ne fosse stato redatto un altro in precedenza, di cui al momento non c’è traccia; poi si vede l’inizio del 3°, che di certo aveva documentato i lavori successivi, ma andato perso o finito in altro luogo.Vediamo che cosa ci racconta questo diario. Dalla lettura globale, si evince che erano state costituite della squadre per ciascuna contrada della Parrocchia – Casaglio, Valle Villa, Piazza, Piedeldosso, Navezze, – che si alternavano a turno nel lavoro; nelle domeniche mattina erano ben accette braccia e gambe di altri volontari, per cui l’estensore, nell’avviso dei turni, scriveva “libero a tutti”. Questi avvisi, con tanto di bollo della tassa di affissione, erano stilati da un “Comitato Pro Torre”, incaricato anche della raccolta di offerte e presieduto dal Prevosto. Nella prima pagina, in alto si legge: “2° periodo. Ripresa fiacca. 25 ottobre. Frazione Piedeldosso e Manica. Il Rev. do Parroco don Giorgio offrì due fiaschi di vino”.

Questa era la forma di “retribuzione” conviviale che troviamo ripetuta per tutto il periodo, vino offerto a volte anche da privati benestanti: non certo vino dei migliori, forse annacquato, ma comunque dissetante, adatto ad alleviare la fatica e ad accompagnare pane e companatico portati da casa. Il giorno dopo, 26, lavorò la squadra di Navezze, ma il nostro cronista scrive: “Pochissimi. I lavori di cantina e della raccolta delle castagne impediscono i lavori”. Seguì la Piazza, “piccolo gruppo”. Il Parroco offrì quattro fiaschi di vino. Il 28 non si poté lavorare, perché era l’anniversario della “Marcia su Roma, festa costretta, imposta…..”( e qui capiamo già come era l’atmosfera politica del tempo e che cosa ne pensassero Prevosto e collaboratori). Nei giorni seguenti “periodo critico, perché continuò a piovere”, ma il 1° novembre una quarantina di persone poté lavorare al mattino. Anche il 2, 3 e 5 novembre – il 4 era festa della Vittoria – lavorò un forte gruppo misto per frazioni che fruì rispettivamente di dodici, quindici e dieci fiaschi di “isena”. Il 6 “fortissimo gruppo di Casaglio e Piazza, con un totale di venticinque fiaschi, parte offerti dal Prevosto, parte da Arici F. e Fogazzi Battista. In un piccolo incidente un giovane, Faroni Battista, “rimase ferito leggermente alla testa”. Nei giorni seguenti un “fortissimo gruppo misto lavorò indefessamente, interrotto dalla pioggia”. Il 9 “un giovane, Luigi Venturelli, cadde dal ponte alto circa tre metri, miracolosamente illeso”. Vennero scritti elogi per la collaborazione di un certo signor Cavagnola Pietro e per la frazione di Casaglio, “sempre in prima fila” (Avrà avuto origine da qui il soprannome di Santi Casaglioni?) L’11, verso le nove, mentre fervevano i lavori di sterro, si staccò un grosso masso di terra. “Nessuna disgrazia, molto panico”. Seguirono giorni difficili, “causa cattivo tempo e incomprensioni di qualche dirigente”, forse screzi tra capomastro e l’ambizioso architetto che, volando troppo alto, perdeva il contatto con la terra, come mi pare di aver capito da altri documenti. Durante la notte tra il 16 e il 17 una nutrita squadra di giovani lavorò per estrarre l’acqua dallo scavo: furono rifocillati con biscotti fatti in casa da solerti signore, castagne, pane e formaggio. Per oltre quindici giorni ci fu cattivo tempo, poi si riuscì ad armare lo scavo con uno steccato fatto di legname arrivato da Collio e posato da due uomini e un muratore. Malgrado gli sforzi, l’acqua nello scavo non diminuiva; finalmente con una pompa a nolo e un motore elettrico prestato dal distillatore Frassine si poté procedere più o meno velocemente fino al 13 dicembre, e pompa e motore furono restituiti. I lavori ripresero il giorno di S. Stefano, perché “era nevicato e c’era più mano d’opera”. Ma tra cattivo tempo e mancanza di uomini si riprese a lavorare, solo di mattina, l’1 e il 2 gennaio 1927. Il bel tempo dei giorni seguenti portò i volontari ai loro lavori in campagna. L’acqua nella buca impedì di continuare fino al 19 febbraio, quando fu colmata di terra e ghiaia, cui se ne aggiunse altra il 27; ma dal giorno dopo e fino al 18 marzo il cattivo tempo impedì il lavoro. Da quella fine marzo, aprile e i primi di maggio le giornate trascorsero tra arrivi di carri di ghiaia, interruzioni, acqua nello scavo; finalmente il problema fu risolto con nuovi calcoli e misurazioni, posa di travi, palificazioni e altra ghiaia; un giovane muratore, colpito da una trave, si ferì non gravemente ad una coscia, con prognosi di otto giorni, “ a detta del medico che lo visitò”. Un grosso gruppo misto portò avanti i lavori nella mattina dell’8, ma poi per una settimana i lavori in campagna li distolsero dal cantiere. Inoltre dalla seconda metà di maggio a tutto giugno “non si lavorò a causa della campagna bacologica”. I lavoranti tornarono allo scavo la domenica 3 luglio, corroborati dal vino offerto da Prevosto, da Codenotti Palasà e da Penazza. Inserito in questo punto del quaderno si trova un “Avviso. Ordine Pro torre” con le date e le relative squadre impegnate. “Il mercoledì 13 luglio, a ore 16 – scrive il Prevosto in una pagina intitolata ‘segue cronaca costruenda torre’- si gettò la prima simbolica pietra; si fa la gettata a mezzo il lato orientale della fossa, si mettono 18 quintali di cemento, in ragione di tre quintali al metro cubo. Grande emozione nei presenti, che vedono la prima molecola dello sperato monumento”. Il venerdì successivo, “con lavoro meraviglioso, fu compiuta la gettata”.

I lavori continuarono tra alti e bassi, presenze più o meno numerose, piccoli incidenti, temporali, acqua nella fossa, andirivieni di carri, lavoro e ancora lavoro. Il diario si interrompe al 2 agosto 1927, ma nella terza di copertina sono annotati in breve le ore dei muratori fatte in ottobre e novembre, impegnati anche nell’abbattimento di un muro di una casa Codenotti per dare spazio al campanile, e il numero di carri di sabbia venduti.In un foglio a parte scritto dal Prevosto leggiamo schematicamente, oltre ad alcune uscite, anche altri piccoli eventi tra il 1927 e il 1930, anno in cui ormai la torre, più sobria dell’iniziale progetto monumentale, svettava alta accanto alla Parrocchiale, in attesa del concerto in sibemolle delle otto campane e della festa inaugurale all’Assunta dell’anno seguente.
Rinetta Faroni

Fonte: La Voce di Gussago – Marzo 2013

RESTA SEMPRE AGGIORNATO CON LE NOSTRE NOTIZIE!

- iscriviti al canale WhatsApp di Gussago News
- iscriviti alle Newsletter di Gussago News