Venerdì 27 ottobre 2017 sera a Gussago appuntamento di serio approfondimento storico sui «Partigiani sovietici nella Resistenza bresciana», organizzata dalla sezione Anpi. L’eccezionalità della serata sarà soprattutto la presenza e la testimonianza della partigiana Rosi Romelli e di Gino Boldini, 94 anni, uno degli uomini di punta del comando partigiano della 54esima Brigata Garibaldi. Con loro Isaia Mensi, storico e studioso della Resistenza in particolare in Valtrompia. Proporrà la sua ricerca su alcune delle vicende fondamentali che hanno caratterizzato la nascita e l’evoluzione del «Gruppo autonomo russo», attivo sui monti di Marcheno dal 5 dicembre 1943.
«Ricostruisco una vicenda delicata perché ebbe un tragico epilogo», spiega Mensi che ha già scritto vari saggi sull’argomento, cercando di rispondere alle domande: da dove sono arrivati e chi erano i partigiani russi attivi a Brescia? Che cosa hanno fatto di concreto e dove? Chi è morto e in quali circostanze? Chi è sopravvissuto? Quali le opere scritte da loro e su di loro? In uno dei suoi lavori Mensi spiega: «In Italia hanno combattuto con la Resistenza circa 5mila partigiani di origine russa, di cui circa 400 hanno perso la vita, operando nelle formazioni riconosciute dal Corpo volontari della libertà, ma talvolta hanno agito come gruppo autonomo, come mette in luce la storia della Valtrompia, con un tragico epilogo che ancora scuote nel profondo la memoria e la coscienza antifascista per la logica sommaria esercitata. Secondo il partigiano gardesano Aldo Giacomini,componente la brigata delle Fiamme verdi X Giornate, assommerebbero a 56 i partigiani russi che hanno perso la vita nella provincia di Brescia: «Non di tutti si è trovata traccia o ricostruito i volti, perché a tal fine sarebbe necessario uno sforzo collettivo ampio e di lungo termine, pur giusto e possibile». La serata di venerdì si inserisce dunque in questa volontà di riflessione storica e proporrà anche una mostra di fotografie curata dall’Anpi. Appuntamento alle 20 alla Sala San Lorenzo in piazza.
Irene Panighetti
Fonte: Bresciaoggi