La AL/VAL dèl patoes/patös/patöss > Navezze
…èn masoel dè patoes pèr 20 sèntézèm (1)
Per antonomasia (anche ironicamente) la valle dalla quale, con certezza, si poteva ottenere fogliame viste le ubertose pendici delle colline e delle vallette o convalli che formano il grande solco vallivo navezzese posto in direzione nord/sud rispetto alla estensione e posizione geografica del Comune di Gussago.
PATOES/patös/patöss
Anticamente si utilizzavano le due lettere (vocali) “o” ed “e” (O ed E) unite – quasi accavallate – per ottenere lo stesso suono dato…modernamente od in lingua germanica, dalla o con dieresi cioè: “ö”. Infatti il vocabolario bresciano – italiano G.B. MELCHIORI del 1817 scrive sempre “oe”.
Patoes: fogliame derivante dalle varie essenze legnose caduche presenti sulle colline di Navezze. In verità a Navezze, almeno sino all’inizio degli anni ‘70 del Novecento, si usava dire – così sentii di persona essendovi nato e vissuto – si diceva: “fòie pèr fà lèt” o, semplicemente, “dèl fà lèt” od ancora e soltanto “èl fà lèt”. “Fà lèt” = fare letto, dicasi fare da lettiera > preparare la lettiera per le bestie, soprattutto vaccine anche al fine di ottenere lo strame ovverosia – una volta maturato in concia con deiezioni animali, liquide e solide, del buon letame per concimare in superficie i prati e campi arandolo sotto le zolle rivoltate. Sì, certamente poteva correre nel linguaggio comune contradaiolo anche la parola patoes/patös/patöss, però più per induzione o importazione dal centro o dalle Contrade ubicate/poste più a sud che così si esprimevano, …anche ironizzandovi, come espresso nel titolo: La AL/VAL dèl patoes/patös/patöss > Navezze. Si diceva nel Sud gussaghese, riferendosi agli abitanti di Navezze, anche e …semplicemente: “Vóter/vóóter dèlå al/val dèl patoes”. Il Melchiori (1817) – pagina 98 vol. secondo – con riguardo a “Patoes” recita: <<Se parlasi di quel mescuglio di cose infracidate che serve per concio o ingrasso della terra dicesi pattume; se (invece- Ndr) d’ogni erba secca che si dà in cibo o serve di letto alle bestie dicesi strame>>. Il fogliame (in genere dalle piante di rovere, meglio di roverella o di castagno, anche qualche erba secca, ecc.) veniva raccolto con rastrello in legno a dentatura larga affinchè non s’impigliasse in sterpaglie o radici in fase di raccolta ed una volta ben raccolto, ammucchiato, meglio dicasi fastellato in forma quasi ben definita di masoel lo si legava – stringendolo – con una corda alla cui estremità vi era una chiusura in legno con asola entro cui unire/far passare l’altro capo della corda e poi con due (ritorti) arbusti in virgulto, tra loro incrociati, detti stròpe, [Il Melchiori, sin dal 1817: “fascinotto, come per il fascio di legna da ardere (Ndr), legato con due ritorte”] realmente dei polloni recuperati sul posto tagliandoli da una ceppaia di bosco ceduo ed, appunto, ritorti, si formava il vero e proprio masoel/masöl di fogliame dè fà lèt al fine di portarlo in spalla a casa o direttamente alla stalla dell’acquirente/commissionario od attendere che sulla strada della contrada navezzese vi fosse in sosta il carretto aspettando i masoei/mosöi. Non troppi masoei insieme poiché molte di queste raccolte venivano compiute quasi di notte o, come udivo in Contrada, “al ciar dè lünå” (al chiaro di luna) e non sempre, anzi quasi mai su suolo o terreno proprio del fastellatore, ma in quello altrui, del resto pochi erano i proprietari di bosco a Navezze, …sempre e soltanto i soliti. Se vogliamo dire così: lo rubavano – per assoluta necessità – nel bosco altrui o, addirittura, i fastellatori il fogliame se lo rubavano/contendevano tra loro; vi era la corsa a chi vi giungeva prima alzandosi dal letto ancor prima di altri ed ancor prima …del chiaro di luna.
Per quanto concerne il termine masoel/masöl il Melchiori scrive (pag. 28 del vol. secondo): <<
• Mosolàs = Fastellaccio. Fastello grande e mal fatto.
• Masolèt, masolì = Fastelletto. Fastellino. Diminutivo di fastello. Fà i masolegg. Ammassare. Affasciare. Far fascio.
• Masolì = Fastelletto. Diminutivo di fastello.
o Masolì dè fiûr = Mazzo di fiori. Piccola quantità di fiorii legati insieme. (…).
• Masolû = Fastellone. Accrescitivo di fastello.
• Masòt = Fascinotto (…) […più proprio parlando di legna da ardere fastellata. Ndr]>>.
Oggi, e da molti decenni, il termine Mosolì noi lo sentiamo pronunciare, a Gussago, indifferentemente nelle seguenti forme: masulì o masólì (…anche con la “s” in forma fortemente aspirata, che in Val Trompia ed in Val Gobbia – valle di Lumezzane, appunto lungo il torrente Gobbia – la indicano addirittura con la lettera “h”, …tanto è aspirata).
(1). Anche sino a 30 centesimi di lira, solo in caso di assoluta penuria di fogliame in loco. … dai racconti degli anni 1950/60 di Francesco Piardi cl. 1911: al fine di poter disporre, almeno per la domenica pomeriggio, di quanto necessitava per ordinare all’osteria e gustare in compagnia di amici contradaioli mezzo litro di vino, quando “toccava” il turno personale nel giro degli avventori al tavolo del gioco delle carte. Tutto quel lavoro notturno per così poco? Sì, diversamente si era costretti ad accusare …continui domenicali mal di testa al fine di giustificare l’impossibilità ad uscire di casa.
A cura di Achille Giovanni Piardi