Lavatoio di via Trieste

Scorcio del "Lavatoio" di via Trieste

Scorcio del “Lavatoio” di via Trieste (La fòså dei Giordà) a Gussago.

Il lavatoio è stato costruito intorno al 1850 ed aveva anche la funzione di partitore delle acque che, provenienti dalla sorgente di Via Acquafredda, servivano per irrigare i campi della grande proprietà terriera che all’inizio del 1900 apparteneva a Giordani Felice. Dopo la sua morte i due eredi, Luigi e Giordano, dividono i terreni, la casa padronale di Via Sale e il lavatoio con l’annessa zona umida. La fruizione dell’acqua avveniva a settimane alterne, da parte delle famiglie contadine legate ai due proprietari del manufatto, azionando un sistema di chiaviche che regolava il flusso partendo dalla chiusa principale posta ad ovest del lavatoio.

L’abbondanza d’acqua permetteva di mantenere irrigato un ettaro di marcita, da novembre a marzo, fino al taglio dell’erba per il foraggio, inoltre, con il contenuto di una vasca, che si riempiva di nuovo in un giorno, si irrigavano tre ettari di campi coltivati.
L’uso “diviso” della struttura si estendeva anche alle massaie: all’interno del lavatoio si faceva il bucato solo di piccoli panni sfruttando le banchine laterali in pietra rivolte verso la parte umida, perché l’acqua, anticamente limpida e fresca, veniva usata soprattutto per il risciacquo del grande bucato, lavato in precedenza con cenere e lisciva sull’aia delle cascine.
Nella zona umida, si pescavano carpe, tinche e pesce persico, entrando direttamente nell’acqua e utilizzando ceste di vimini che normalmente servivano per la raccolta dei bozzoli dei bachi da seta.

Quando era necessario pulire la fossa dal fango che si depositava sul fondo, si trasportavano momentaneamente i pesci in tini ovali appoggiati per l’occasione sulle rive. Fino agli anni cinquanta, sulle acque limpide del fossato proveniente dalla Via Acquafredda, scivolava spesso una piccola imbarcazione di legno che trasportava gruppi festosi di bambini impegnati
in giocose “imprese di navigazione”.

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