
I lavori di messa in sicurezza, salvaguardia, e abbellimento del paese, svolti in questi anni dal Gruppo sentieri, dal Comune e da volontari sul reticolo delle acque urbane e sulle pertinenze hanno permesso anche di ottenere, a ridosso del centro storico, una splendida «camera con vista» che ricorda gli antichi disegni leonardeschi in tema di riordini idraulici.
Le opere di riordino, di taglio della vegetazione e di pulizia generale sono state svolte, nei giorni scorsi giorni, attorno al lavatoio Giordani, un autentico monumento architettonico, restaurato anni fa. Il lavoro di pulizia svolto dai volontari e un crescente rispetto per gli spazi pubblici hanno permesso di evitare che, come qualche tempo fa, fosse trasformato in un angolo birreria, in una discarica o in un supporto per frasi d’amore (come avvenne nell’inverno del 2014).
La struttura, risalente al 1850 circa, era all’epoca punto di ritrovo dal quale riecheggiavano lo sciabordio dell’acqua e il chiacchiericcio allegro e operoso delle massaie. All’interno del lavatoio le donne facevano il bucato solo di piccoli panni sfruttando le banchine laterali in pietra rivolte verso la parte umida, in quanto l’acqua veniva usata soprattutto per il risciacquo del grande bucato, lavato in precedenza con cenere e lisciva sull’aia delle cascine.
L’antica struttura, conosciuta come «La fòså dei Giordà» aveva anche la funzione di partitore delle acque, che servivano per irrigare i campi circostanti. L’abbondanza d’acqua permetteva di mantenere irrigato un ettaro di marcita, da novembre a marzo, fino al taglio dell’erba per il foraggio. Con il contenuto di una vasca, che si riempiva di nuovo in un giorno, si irrigavano tre ettari di campi coltivati. L’intervento di restauro, compiuto anni fa, è stato mirato alla conservazione e consolidamento di quanto di originario era rimasto della struttura. Durate le operazioni erano inoltre state introdotte piante autoctone. Ora piccoli pesci son tornati a nuotare all’ombra del lavatoio, alimentato da un bel condotto sotterraneo in mattoni, che venne fotografato durante i lavori.
Federico Bernardelli Curuz
Fonte: Giornale di Brescia