Di questi giorni di gennaio, in quegli anni lontani, ancora si lavoravano le vinacce; gli alambicchi erano a pieno regime. <<Francesco Piardi “l’è ‘nat re a le grate”, di Bèrnardèi>>.
Dopo la Seconda Guerra mondiale, a cavallo degli anni Cinquanta mio padre, Francesco, lavora dai Gozio. Paolo Gozio, della classe dell’11 come mio padre, lavora con il padre Luigi (1884-1950) allo stabilimento di distillazione sito alla Manica e prendono a lavorare a giornata come stagionale, tra i tanti manovali, anche Francesco Piardi, appunto della classe 1911, mutilato invalido di guerra. Nel cortile dell’azienda si notano alte montagne di vinacce rilascianti profumi nell’aria. Sovente sentivo le sue sorelle, mie zie, chiedere dove fosse momentaneamente occupato Francesco. Certamente non comprendevo il significato di tutte le parole, tuttavia ricordo la domanda ricorrente e soprattutto la risposta di mia madre a chiunque chiedesse, la stessa che dava il fratello Giuseppe Piardi: <<L’è ‘nat re a le grate, di Bèrnardèi, a la Manègâ, pèr quàch mes>>. Le “grate” sono le vinacce appena uscite dal torchio, quei torchi familiari atti alla spremitura dei grappoli d’uva (raspo, acini e vinaccioli) passati dal processo di fermentazione (quella dell’epoca, quando si vinificava con tutto il grappolo d’uva, soltanto pigiato dai piedi …delle ragazze) onde ottenere mosto di vino.
La pur poca, ma indispensabile, paga guadagnata, a “…‘na re a le grate”, era però tale da costituire reddito, e sebbene precario ed insufficiente per il menage familiare, più che “utile” a far perdere alla famiglia l’accesso al sussidio elargito dal Patronato scolastico (libri, di lettura ed il sussidiario, e quaderni, carta assorbente, cannuccia e pennino) per i figli in età scolare. Eravamo ben tre negli anni scolastici dal 1953 al 1959. Poi venne il 1956, anno in cui mio padre venne assunto a tempo pieno in un ente a Brescia, purtroppo l’impiego durò poco; infatti, il Padre eterno decise di chiamarlo alla nuova vita quando aveva soltanto 57 anni. Un breve spaccato di vita familiare gussaghese normalmente riscontrabile tra i più.
A cura di Achille Giovanni Piardi