Legge salva-spiedo, raccolte dodicimila firme

Lo spiedo De.Co. di Gussago, il vero protagonista del Gran Galà dello spiedo.

Alla fine l’obiettivo l’hanno raggiunto e l’associazione bresciana «per la difesa e la promozione della cultura rurale» (Acr) ha raccolto quasi 12 mila firme (11.823) che permetteranno di presentare la proposta di legge regionale salva spiedo. Di fatto le delibere dei comuni di Nave, Gussago, Villa Carcina, Lodrino, Caino, Leffe e Polaveno consentiranno alla proposta di legge di Acr di diventare oggetto di discussione del Consiglio Regionale Lombardo per riammettere una tradizione culturale tanto importante per i nostri territori e per la nostra identità di Cacciatori.

A spiegare il tutto ci ha pensato Vanni Ligasacchi, tra i promotori della raccolta firme e della nuova legge salva spiedo: «Adesso la nostra delegazione di promotori tornerà in Regione a depositare il frutto del lavoro svolto sul territorio. Un doveroso grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato». La raccolta firme doveva arrivare ad un tetto di cinquemila sottoscrittori in sei mesi coinvolgendo comuni, provincie e singoli consiglieri regionali che potrebbero, d’iniziativa, presentare ora in consiglio la legge accelerando l’iter burocratico. «Peccato, però, che nessuno dei consiglieri regionali bresciani (a sinistra quanto a destra passando per i leghisti) non abbiano mosso un dito – hanno attaccato i promotori dell’iniziativa -. Ci sarebbe bastata una apertura di credito per discutere in commissione di una legge ad hoc. Ora ci arriveremo per altre strade». L’idea di base è quella che, per mantenere viva la tradizione rispettando l’attuale normativa europea, le associazioni venatorie potrebbero raccogliere il «cacciato» da donare ai ristoratori.

«La Regione – ha specificato Andrea Trenti di Acr che ha seguito l’iter con l’aiuto di Corrado Tancredi – dovrà istituire una piattaforma dove ristoratori e cacciatori potranno prendere contatti avendo una tracciabilità tra gli uccelli donati e lo spiedo cucinato in modo gratuito. In questo modo si potrà legittimare una delle più antiche tipicità gastronomiche lombarde». Paradossalmente in questi mesi proprio lo spiedo è stato «studiato» dagli stranieri (australiani e cinesi) interessati a riproporlo come piatto «made in Italy» sulle loro tavole. «Del resto il nostro piatto della tradizione ha origini antichissime e si prepara con pezzi di carne di vario tipo come maiale e pollo ma anche uccellini e conigli selvatici – ha spiegato Trenti presentando il documento -. L’Europa ha però imposto il divieto di vendere, acquistare, commercializzare uccelli (vivi o morti) allo stato selvatico, anche se vengono dall’estero. Perciò adesso l’unico modo per gustare lo spiedo è quello di farselo in casa». Ora la parola alla commissione Regionale.
Giuseppe Spatola

Fonte: Bresciaoggi

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