“Buonanotte, a domani.. Diario di una violinista in quarantena” di Federica Quaranta

Buonanotte domani libro Federica Quaranta

Un inno alla semplicità. Ode al talento che sorride e non reclama titoli, non pretende distanze. Manifesto di limpidezza che di questi tempi può pure lasciare spiazzati, e storditi. Non sorprende, leggendo il primo libro – autobiografico – di Federica Quaranta, che poche sue parole bastino a inquadrare Ezio Bosso meglio di tanti aneddoti e altrettante recensioni. Lei che con il direttore e compositore appena scomparso aveva condiviso l’esperienza di uno dei tanti Festival di Sanremo (8) a cui ha partecipato.

«Poco tempo fa ci siamo visti all’autogrill – dice -. Bravo pianista? Direttore d’orchestra superbo? Musicista travolgente? Sì sì, sicuramente. Ma l’immagine che voglio ricordare io, è quella di un uomo semplice e sorridente che, accanto a me, ha preso un caffè». Empatia fra artisti, umanità che Federica Quaranta trasmette anche al suo «Diario di una violinista in quarantena», fresco di pubblicazione. Violinista, certo, ma anche violista, non solo all’Ariston: «The Voice of Italy», «X Factor», «Stasera a casa di Mika» nel suo curriculum insieme alle collaborazioni con Zero, Cocciante, Mannoia, Ligabue e con Renga. Non poteva certo restare indifferente quando la ruota si è fermata, per lei come per tutti, in ragione del lockdown da Coronavirus. Era il 22 febbraio e a Gussago, dove risiede, Federica ha cominciato a prendere appunti di quotidianità in 148 pagine. La conta di contagiati, deceduti e guariti. L’incredulità di chi non voleva che il mondo si fermasse. Non voleva scendere neanche per un attimo. «Due settimane fa ero sul palco del Festival di Sanremo e adesso? È per questo che voglio iniziare questo diario. Non vuole essere un bollettino ma un modo per ricordare eventi importanti. Credo». Importanti a livello personale: «Sono andata dal medico per farmi visitare dato che ho la tosse da 2 mesi e in ambulatorio non c’era nessuno. Ma proprio nessuno!». Importanti, decisamente, per chi fa il suo mestiere: «Io insegno violino e viola in un paio di accademie qui vicine e mi chiedo: ma se non avessi lo stipendio della scuola come potrei fare? Penso ai colleghi musicisti che insegnano solo in realtà private… è dura, da morire… È in momenti come questi che ringrazi il signore di avere uno stipendio anche se, parliamoci chiaro, se vivessimo in un paese che tutela i musicisti, non saremmo costretti a fare mille lavori no? Non parliamo poi dei concerti, hanno cancellato tutto: tournée, eventi. Ma come si fa a campare?». Domanda di una categoria intera in cerca di risposte adesso che la quarantena è finita.
Gian Paolo Laffranchi

Fonte: Bresciaoggi

Per approfondire:
BUONANOTTE, A DOMANI…: Diario di una violinista in quarantena

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