Gussago, maggio 2020: via Stretta ed il vicolo del Canale.
Giuseppe Reghenzi pubblica la foto con la breve didascalia:
“Via Stretta: la ricordo non asfaltata e polverosa, durante le processioni religiose”
Achille commenta:
…a destra, d’angolo con vicolo DEL CANALE, casa degli antichi TOMASINI detti “Sanfino”; mentre, a sinistra la dirimpettaia (ex, dalla fine del Ottocento) casa PIARDI, dei miei avi Andrea (1799) figlio di Andrea senior (1767).
Per lunghissimo tempo il vicolo DEL CANALE, oggi più angusto di sempre e di quello che rappresentò, fu l’unica via di comunicazione degli abitanti di Gussago e di quelli dell’intera Franciacorta – pensate un po’ – per recarsi in Valtrompia transitando sul Passo della Forcella. Non vi era altra possibilità e … come il vicolo anche tutti i viandanti dovevano guadare il canale proprio all’altezza dell’attuale ponticello pedonale posto a metà del cammino dello stesso Vicolo (in Vià Nöå – Martiri della Libertà). Dunque più che chiamarsi Vicolo dovrebbe essere denominato PASSAGGIO OBBLIGATO e DI CONTROLLO di PERSONE e MERCI, DERRATE, BIADE, – VE LO IMMAGINATE? Inoltre quando tutti fossero giunti alla fine del cammino obbligato verso est “cozzavano”, necessariamente, contro il muro di casa PIARDI (e di altri proprietari prima di loro) svoltando obbligatoriamente e strettamente a sinistra imboccando, verso nord, la “povera” via Stretta ed all’incrocio della stessa con Via Forcella svoltare a destra per il summenzionato Passo.
Sulla Via Stretta, come sulla Via Forcella e dintorni per lungo tempo sorsero e prosperarono attività quali: bottaio, carpentiere / falegname, ciabattino/calzolaio, oste/stalliere, cavalli a nolo (in sostituzione o muta o altra tiro a sangue in appoggio, per superare – col carico – la ripida salita della Forcella), addetti alla ghiaiatura della trafficata strada, vendita di pellami e cuoio a cominciare dai finimenti per bestie da traino. Questo luogo meriterebbe una storia assai più lunga, ma lasciamo stare! Tanto a chi interesserebbe? Farebbe soltanto venire la barba lunga, ancor più lunga dei capelli cresciuti smisuratamente in questi tre mesi di “Quarantena” dovuto al Coronavirus -19, in forzata assenza di barbiere.
Giuseppe Reghenzi: …e ti sei scordato pure il fosso a cielo aperto che la percorreva da cima a fondo, sino ad immettersi nell’ampia Breda a vigneto degli Arici; “col dacquadùr” a beneficio anche della Breda-vigna Venturelli, compreso l’orto, della villa stessa > poi Scuola Professionale e Media attuale.
Fotografia di Giuseppe Reghenzi.
A cura di Achille Giovanni Piardi.