
Il sindaco ricostruisce l’annosa vicenda che vede il Comune scontrarsi con tre aziende.
«È andata come è andata, ma noi abbiamo fatto di tutto perché l’area venisse bonificata». Il sindaco di Gussago Bruno Marchina, in carica dal maggio 2012, commenta così la recente sentenza del Tar che scrive un nuovo capitolo della complessa vicenda che da anni vede protagonista un terreno a sud ovest del paese nel quale vennero rinvenute tracce di idrocarburi.
Il tribunale di via Zima ha annullato la nota del 2011 con la quale, confermando un’ordinanza del 2005, il Comune aveva richiesto a tre aziende di Rodengo Saiano («Metra Spa», «Orizio Paolo Spa» e «Danieli & Co. Officine meccaniche spa») di bonificare l’area ubicata sul confine con Castegnato e Rodengo Saiano. Questo perché non è emersa la prova della loro responsabilità. «Nel 2003 – riferisce Marchina, già sindaco del paese dal 1999 al 2009 – nell’ambito di un processo civile tra i proprietari del terreno e le aziende in primo grado il tribunale aveva attribuito alle ditte la responsabilità dell’inquinamento. Nel 2005 il Comune, attraverso un’ordinanza, aveva quindi intimato alle aziende di ottemperare al risanamento. In quella fase era stata indetta anche una Conferenza di servizi. E le aziende erano ricorse al Tar contro il Comune per chiedere la sospensiva dell’ordinanza: il Tar e poi il Consiglio di Stato nel 2006 avevano respinto tale richiesta. Quattro anni dopo però, nel 2010, in appello la sentenza era stata ribaltata: secondo i giudici non era possibile provare la responsabilità delle aziende. A quel punto il Comune (guidato dalla precedente Amministrazione, ndr), sentito il parere di tutti gli enti coinvolti nella Conferenza di servizi, scelse di andare avanti: l’obiettivo era, ed è ancora, la bonifica dell’area». Il percorso verso il risanamento del terreno in questi anni ha incontrato molti ostacoli: «Basti pensare – prosegue – che nel 2009 l’area era stata messa sotto sequestro per la presenza di rifiuti denunciati dagli stessi proprietari. Il Comune a quel punto aveva sollecitato la Procura della Repubblica affinché concedesse l’autorizzazione per accedere al fondo ed eseguire il campionamento. Il nulla osta arrivò dieci mesi dopo la richiesta: nel settembre 2010. Nell’ottobre dello stesso anno le ditte comunicarono al Comune l’avvio delle operazioni di campionamento.
Ma, nonostantele sollecitazioni della Conferenza di servizi, non ci sono mai stati presentati i certificati analitici». Ora il Comune sta valutando di ricorrere al Consiglio di Stato e di convocare la Conferenza di Servizi. Sulla vicenda «pendono un ricorso in Consiglio di Stato delle aziende e un ricorso in Cassazione dei proprietari verso le ditte».
b. b.
Fonte: Giornale di Brescia