Marco Ungaro racconta a Gussago News il suo “ciclopellegrinaggio” a Roma

Marco Ungaro in piazza San Pietro
Marco Ungaro in piazza San Pietro

Il gussaghese Marco Ungaro ci ha inviato il racconto del viaggio che l’ha portato a seguire in bicicletta la via Francigena da Gussago a Roma.

È da qualche anno che mi diletto a praticare Cicloturismo passando dall’Austria al Cammino di Santiago alla Germania e chiaramente per la nostra “bella addormentata” Italia. Per cicloturismo intendo conoscere nuovi territori e nuova gente …quando le strade non si percorrono in chilometri ma in emozioni.

Per l’estate 2013 ho voluto rincarare la dose con altre emozioni e fare un ciclopellegrinaggio. Sono andato a rivedermi una definizione che mi era subito piaciuta. Il termine pellegrinaggio/pellegrino deriva dal termine latino “peregrinus”, da “per” + “ager” (campi), cioè colui che abita nei campi e quindi straniero. Chi si trova a scegliere di essere pellegrino si fa quindi straniero, assumendo le fatiche e i rischi, interiori e materiali, in vista di incontrare il sacro in un luogo lontano in cambio di una grazia o del perdono. Quando ho pensato alla meta, non è stato difficile decidere per Roma. Tranne che per alcune deviazioni culturali, ho seguito il cammino degli antichi pellegrini: la via francigena. Un itinerario ricco di storia tracciato dall’arcivescovo anglo-sassone Sigerico (il più noto testimone) che nel 990 si recò a Roma. (www.viefrancigene.org)

Dopo un’attenta preparazione (una parte bellissima che fa pre-gustare il viaggio vero e proprio) sono partito da casa con il mio prode destriero (una bicicletta da turismo) caricato di tutto l’occorrente per vivere con austerità questa nuova esperienza. Oltre che all’austerità (la bicicletta di per se è già un mezzo austero) ho pensato di unire anche della sana beneficenza. A fine viaggio posso dire con certezza che questi sono stati i veri “valori forti” che mi hanno accompagnato..

Austerità l’ho desiderata auto-imponendomi di vivere con 5 euro al giorno, ma non per il gusto del risparmio (che non fa mai male!) ma per riscoprire che si può vivere anche con poco. La differenza prezzo tra i miei viaggi normali e il pellegrinaggio l’ho data in beneficenza ad un orfanotrofio in Guinea (Africana) Maison des Enfants. Già tante persone fanno molto per il prossimo, ma non tutti abbiamo stessi intenti, possibilità, capacità, volontà,… ognuno fa quello che ritiene. Il poco di tanti può fare molto. È stato con questa intenzione che tanti amici (conoscenti, amici degli amici, colleghi, ecc…) hanno aderito al “progetto cartolina”.

Questo progetto consisteva nel donare almeno 5 euro per Maison des Enfants (qualcuno è stato anche molto più generoso!!!) per farsi spedire a casa propria una cartolina da Roma. Sono stati in 201 persone che hanno scritto il loro indirizzo su una apposita cartolina, che avrei spedito al mio arrivo a Roma corredata da un saluto nell’apposito spazio. “L’unione ha fatto la forza” e alla fine abbiamo raccolto un bel gruzzoletto. Anzi, vado fiero nel constatare che insieme abbiamo raccolto molto di più di un mio mensile! Sia le donazioni che i bonifici sono stati rendicontati su Internet in un sito che ho creato appositamente per l’occasione (https://sites.google.com/site/gussagoroma2013). La fiducia è una cosa preziosa.

Con questo obiettivo e con questa responsabilità alle ore 5:30 del mattino del 2 agosto (sfruttare le ore mattutine è stata una costante durante tutte le tappe) mi sono messo in bicicletta. Tornando al discorso del pellegrinaggio di cui parlavo all’inizio dell’articolo, ho pensato che come gli antichi pellegrini si affidavano alla provvidenza, in una piccola parte potevo farlo anch’io. Quindi tranne che per la prima sera, ho suonato al campanello di strutture religiose che si erano date disponibili a ospitare “Pellegrini”. Pur partendo scettico (mi sono portato comunque la tenda) ho invece riscontrato persone “speciali” che hanno aperto le porte della propria casa (conventi, parrocchie, ostelli gestiti da persone religiose) a un pellegrino sconosciuto per il puro spirito di accoglienza.

Accoglienza, un termine che ultimamente sento usare molto, ma che forse quasi mai interiorizzo e poche volte applico. La domanda frequente è stata: “Io ospiterei uno sconosciuto negli stessi ambienti dove dormo io? No!” Eppure suore ottantenni danno le chiavi dei propri cancelli, frati ospitano nelle loro stanze, curati mettono a disposizione delle stanze, e qualche volta ho dormito anche in piccole chiese. Non sono (o mi ritengo?!?) cristiano come loro? Tanto di cappello a questi religiosi e laici che applicano una vera ospitalità cristiana gratuitamente. Infatti in tutte le strutture a cui mi sono appoggiato (non ho mai avuto bisogno di montare la tenda!) chiedevano una donazione NON TASSATIVA per un posto letto (o uno spazio dove mettere il materassino) una doccia e un bagno, il tutto in condivisione con altre persone. Un paio di volte gli “spedaleri” della Confraternita di San Giacomo, mi hanno lavato i piedi, dato una specie di piccola “benedizione”, prima di offrirmi una graditissima cena e la colazione di mattino. Fantastico!!! Altre volte ho dovuto arrangiarmi con i miei mezzi e con un piccolo fornello (gentilmente prestato dal mio amico Felino!) provvedevo ad almeno un piatto caldo al giorno. Con il budget di 5 euro mi sono arrangiato per il pane, frutta, salumi e poco altro. Anche questo modo “leggero” di viaggiare mi è piaciuto molto. Nonostante le feste del vino, sagre della cinta toscana, locali tipici, ho rinunciato a tutto questo con piacere in una sorta di “quaresima pellegrina” dovuta al budget. Inoltre niente caffè espresso (di cui ne bevo almeno 4 al giorno), vino, gelati, ecc… E’ stata una bella sfida di cui molto probabilmente (anzi sicuramente!) qualcuno non ha capito o non capirà il significato. A mio avviso invece ALCUNE rinunce mi fanno apprezzare molto di più quello che ho. Intendo sottolineare che normalmente non conduco una vita di sacrifici, anzi… senza cadere nel vizio diciamo che non mi faccio mancare quasi nulla.

Pedala e pedala, sono passato da Fidenza, Fornovo di Taro, Passo della Cisa, Pontremoli, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Camaiore, Lucca, Altopascio, San Miniato, San Giminiano, Monteriggioni, Siena, Buonconvento, Bagno Vignoni, Radicofani, Bolsena, Civita di Bagnoregio (deviazione), Montefiascone, Viterbo, Sutri, Lago di Bracciano (deviazione), La Storta, e finalmente Roma – Vaticano. In molti di questi posti ho anche soggiornato, in altri sono solo passato per una visita. E’ stato un viaggio tranquillo di circa 80 km al giorno (considerando una bicicletta di 40kg erano più che sufficienti), con temperature alte ma con le giuste precauzioni sopportabili, in un percorso in prevalenza di “su e giù” con brevi salite e brevissime discese. Ho interpretato questo viaggio non come una gara (anche perché non sono un ciclista), ma come un insieme di emozioni da assaporare lentamente. La bicicletta secondo me è il mezzo ideale. Ti permette di far scorrere tutto intorno a te molto più lentamente, ad una velocità tale da poter assaporare quello che ti circonda. Una buona dose di sudore ti permette di “guadagnarti” le emozioni e tutto acquista un altro valore.

Viaggiando lentamente (viaggiare non è arrivare alla meta, ma vivere il viaggio), ma arrivando alla meta giornaliera in orari decenti (non da tour de force) ho incontrato anche pellegrini con il quale ho fatto amicizia. Persone affini alla mia indole, persone molto diverse da me, alcuni alla prima esperienza del genere, altri dei veterani, ma in ogni caso uniti dall’idea di fare un viaggio “diverso”. Ognuno lo intraprende per un motivo/obbiettivo diverso (non sempre religioso, spirituale, ricerca interiore… ), ma tutti “faticano” e sudano per questo. Capiscono l’importanza dell’acqua, sanno o imparano che quello che porti ha un peso e ti devi liberare del superfluo. Rimettono in funzione le loro funzioni vitali. Con tanti pellegrini ho avuto la possibilità di un confronto, di uno scambio di idee e semplici gesti. Qualcuno dopo che ho raccontato (su loro richiesta) il mio pellegrinare, mi ha offerto la cena o mi ha acquistato una cartolina pro-orfanotrofio. Di questo li ringrazio moltissimo!!!

Mi sento privilegiato ad aver avuto la possibilità (grazie anche all’intelligenza e alla pazienza di mia moglie Maria Vittoria) di fare questa esperienza. Auguro a tutti di avere l’occasione, la spinta, la volontà di viverla se è nelle loro possibilità. Una nota: ognuno può vivere il pellegrinaggio come più lo ritiene adatto per lui. Per qualcuno può essere corto, per altri lunghissimo, ma in questo mondo frenetico dove tutto è (e deve essere?!?) veloce e frenetico, concediamoci il tempo per “assaporare” alcune cose dimenticate.

Ringrazio Gussago News per avermi dato la possibilità di scrivere questo articolo, utile soprattutto per farmi un riassunto su cosa è stato questo viaggiare. Ciao Marco

A cura di M.V.Z.

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